venerdì 30 novembre 2012

SOULE MONDE, FUNK E IMPROVVISAZIONE DAL VERMONT



Questo disco mi è capitato tra capo e collo, mi ha incuriosito il nome prima di tutto, Soule Monde, poi naturalmente anche il contenuto era all'altezza della confezione; un sound scarno, grezzo ma caldo e raffinato al tempo stesso. I Soule Monde sono un duo che arriva dal Vermont, il percussionista Russ Lawton ed il tastierista Pay Paczkowski, già membri della jam band americana dei Phish. Non è che il loro primo disco arriva dal nulla, si narra infatti di roventi jam del duo in qualche locale della profonda provincia americana, jam dove il jazz virato in funk la fa da padrone. Come ci è dato di ascoltare nel loro primo omonimo album; un suono denso, una vera forza della natura, dove la scarsità degli strumenti usati non si sente proprio e rende il progetto interessante anche per questo motivo. Il bello è che a differenza di tanti dischi "ascolta una volta e getta", questa ti far venir voglia di tornarci sopra più e più volte, per comprenderne tutte le sfumature. Hammond, clavinet e batteria, quanto basta per godere di ottima musica.

Qui li vediamo on stage eseguire "Whassat?", pezzo che conclude l'album. Il brano inizia intorno al secondo minuto.

lunedì 26 novembre 2012

JAZZ, FUNK E SPIRITUALITA': MENAGERIE - THEY SHALL INHERIT


Questo disco mi riporta indietro di molti anni, quando in un preciso momento storico le nuove uscite di musicisti jazz e black in generale furono ammantate di spiritualismo, non necessariamente di origine cristiana, abbracciando a tutto tondo le forme che questo comprende: sciamanesimo, déi pagani, ricerca interiore, adoratori del sole e quant'altro. L'immagine che avevo di quegli artisti era quella di persone che abbandonando gli impeccabili completi scuri di dieci anni prima si rivestivano con delle tonache sgargianti, li pensavi dentro una stanza piena di fumi vari, tra incensi, aromi, e sostanze non propriamente legali, tanto per intendersi. Il jazz ed il funk più di altre musiche si prestano molto bene per una ricerca interiore e chi di voi ha ascoltato "A love supreme" di John Coltrane forse capirà quel che voglio dire. L'aggancio con il capolavoro del sassofonista afroamericano è ben presente anche nel disco dei Menagerie, "They Shall Inherit", progetto del produttore, chitarrista e songwriter neozelandese Lance Ferguson, leader del combo funk australiano "The Bamboos". Il disco è costruito su sei brani, di cui tre sono risolti in chiave jazz e rimandano molto a quella forma di jazz spirituale di cui parlavamo prima e l'ispirazione primaria, ascoltate il sax ed il piano, è proprio quella di "A Love Supreme". Gli altri tre sono dei superbi pezzi funk, tra cui spiccano "The Chosen", ma sopratutto "Leroy and The Lion" che vanta la presenza al vibrafono del leggendario Roy Ayers, come dire una sottile linea di continuità con il messaggio di spiritualità che arriva dai seventies. Lance ha modellato l'album in base alle riflessioni sulla sua paternità, non a caso alcuni brani portano il nome dei suoi figli,  ed è comunque un'immersione nel profondo dell'anima del musicista, rendendo in musica gli angeli e i demoni che ognuno ha dentro di se'. Bel disco, fratelli.
In uscita mondiale il 10 Dicembre per i tipi della Tru Thoughts.


giovedì 22 novembre 2012

DISCO FEVER: HERBIE HANCOCK


Che ci fa Herbie Hancock in questa rubrica dedicata ai personaggi che caratterizzarono al meglio la disco music? Beh, se qualcuno si ricorda dell'album "Sunlight" del 1978 forse converrà con me che la citazione in questo caso è appropriata. In particolare nel pezzo che apre il disco "I thought it was you" c'è l'inizio di quello che nel decennio successivo si svilupperà in chiave "Electro". Forse per Hancock "Sunlight" non fu altro che un divertissement, visto che il nostro, pur continuando a suonare da sempre jazz tradizionale, ha sempre seguito l'istinto del momento, costruendo dei veri e propri monumenti in campo musicale, creando dei nuovi stili a cui tutti poi si sono accodati. Hancock è stato uno dei più grandi innovatori della musica, sempre in anticipo sui tempi, basta ricordare quel mirabile capolavoro del 1974 "Headhunters", sintesi perfetta di jazz e funk e "Future Shock" del 1983 dove come un novello Maradona del pentagramma, si scartò tutti quei visi pallidi che si trastullavano con il funk, creando l'equivoco che loro erano i veri innovatori (si, parlo dei Talking Heads, del Peter Gabriel di "Shock the Monkey, dei post-punkettari che provavano a giocare con il basso e i fiati) andando in rete con un disco che era una fusione di passato e futuro mai sentita prima di funk industriale su basi hip-hop. Ovviamente i puristi del jazz rimasero scandalizzati dalle nuove intuizioni di Hancock, ma per fortuna al nostro non glienè mai importato nulla e continuò imperterrito a suonare quello che voleva lui nel solco del funk. Ritornando alla Disco e a "Sunlight", c'è da dire che il solo brano in cui il nostro gioca con i ritmi danzerecci è solo "I thought it was you", per il resto si tratta di fusion suonata ai massimi livelli, molto smooth, godereccia, Jaco Pastorius, Benny Maupin, Terry Adams alcuni tra i  musicisti coinvolti nel progetto. Hancock qui canta utlizzando per la prima volta il "vocoder", in parole povere un sintetizzatore della voce umana, ed ha la capacità di renderlo "caldo" come non mai.
In conclusione, un genio.

lunedì 19 novembre 2012

CULT HEROES: LOU PARDINI


Di Lou Pardini ne ho sentito parlare per la prima volta la scorsa settimana sul bel sito di Mauro Ronconi, "Musica dal Pianeta Terra" ed è stato subito un colpo di fulmine. Potrei fare un copia incolla di quello che sta scritto là, oppure potrei citare un'amica blogger dicendo che questo genere musicale travalica il tempo, ascoltate il brano postato, è stato scritto nel 1998, ma ricorda la musica che veniva scritta a fine seventies, musica tra l'altro ascoltata da pochi adepti, ma talmente densa di significato musicale da essere ricordata ed ascoltata ancora oggi. Dirò che il nostro è un ottimo tastierista nonché autore, nominato ad un Grammy per il singolo del 1991 "You might have been", ha lavorato con Stevie Wonder e Santana, con i Chicago, di cui entrò a farne parte nel 2009 al posto di Bill Champlin, cioè mica pizza e fichi per intendersi. L'album che mi ha fatto veramente bene al cuore è "Look the Other Way" del 1998, la sua seconda release, la prima fu del 1997, "Live and let Live" il titolo; ci trovate dentro il pop nella sua migliore espressione, il soul, in un album che fondamentalmente è quasi tutto fatto di ballate da bersi in un fiato, per poi ricominciare daccapo. Un vero capolavoro del genere.

giovedì 15 novembre 2012

[RE:JAZZ], VIBRA TEUTONICHE


Oggi ci focalizziamo su un'altra novità discografica, questa volta in arrivo dalla Gemania tramite etichetta INFRAcom, distribuita dalla nostrana Audioglobe. Parliamo dei [re:jazz] band di Francoforte attiva da dieci anni e in uscita con il loro nuovo album, il quinto,  dal titolo "Kaleidoscope". Ed un caleidoscopio di suoni è quello che ci attende; se nei precedenti album la band sfornava versioni acustiche di brani "elettronici" delle release INFRAcom, in questo lavoro, grazie anche alla produzione di Alex Reinemer dei Jazzanova, abbiamo prima di tutto dei brani originali e una varietà di stili che abbracciano il soul, il jazz - in versione acid - il funk, la fusion e piccole reminiscenze dubstep. Aldilà della tecnica e dei vari generi adottati, va detto che il disco è molto bello, impreziosito com'è in alcuni brani da parti vocali cantate da alcune tra le più belle voci del panorama soul/jazz. Come ad esempio nel brano che apre il disco, "Don't push your luck", dove la vocalist dei Brand New Heavies, N'Dea Davenport cesella un pezzo che ci riporta ai fasti dell'acid jazz dei novanta, sonorità si morbide, ma con una tensione di fondo tipica del groove londinese di quegli anni. Altre voci ci è dato di ascoltare nel disco dei [re:jazz], come quella della vocalist tedesca Natalie Schafer, in arte Nekta, di Andrew Herbertson e di Mediha - la nuova "resident vocalist" della band -tutte in simbiosi con il nuovo progetto discografico. Un disco a cui non manca il groove, quello giusto, e che traccia una nuova direzione per quanto riguarda la band. Caldamente consigliato.

Qui il link per ascoltare l'intero album
http://infracom.bandcamp.com/album/kaleidoscope-2

E qui una video intervista

martedì 13 novembre 2012

SOMETHING NEW

Oggi tre album ed un singolo, ancora buone vibrazioni.

1: Cody Chesnutt - Landing on a Hundred
Lui è diventato conosciuto ai più nel 2003, quando ha reinciso con The Roots un brano tratto dal suo primo album; "The World is Coming" divenne infatti una hit a livello internazionale, facendo conoscere il nome di Cody in tutto il mondo. Se ne esce in queste settimane con il suo secondo album, a distanza di dieci anni dal primo, e il risultato è un disco di soul music come pochi è dato ascoltare. Ci trovate dentro i santoni del genere, Marvin e Curtis in primis, il tutto riadattato in modo intelligente ai nostri giorni. Dagli arrangiamenti con gli archi, zucchero per le orecchie, fino alla blaxploitation. Tanta roba.


2: Ruby Velle and The Soulphonics - It's About Time
Forse un giorno dovremo parlare dell'influenza che ha avuto Amy Winehouse nel mondo della musica; la riscoperta di suoni che sembravano dimenticati e fuori moda e di quante ragazze stiano provando a seguirne le orme. Non sfugge alla regola anche Ruby Velle, cantante canadese di origini "native american", insieme a The Soulphonics, autori di un gradevole album di debutto uscito lo scorso Settembre. Soul e funk dall'approccio moderno ma ben focalizzato nel passato, la ragazza ha una bella voce e la band va forte, da segnalare il sax baritono che fa da contrasto con la voce di Ruby.
Onesto.



3: VVAA - Private Wax, Super Rare Boogie & Disco
Per voi amanti della disco, quella "vera", contaminata con il funk ed il soul, è arrivata una chicca grazie ai tipi della ZafMusic. In pratica qui troverete 16 brani scovati nei mercatini di vinile ed anche on line, come ad esempio nello stesso sito web della ZafMusic.  Brani "deep disco", in arrivo dai seventies e dai primi anni '80, private press ovvero dischi stampati in tirature limitate, risorti è proprio il caso di dirlo, grazie alla lungimiranza e alla passione di questi ragazzi.
Esaltante.



4: Moonset Juice - Dream Enough
Loro sono un duo, il produttore e chitarrista italiano Miki Manzo ed il newyorchese di Brooklyn Bruce Gladstone. E' il loro secondo singolo tratto dall'album "Sweat & Slumber", un bel brano di new soul con un groove da vecchia scuola. Bello anche il video girato a Roma, meritano un ascolto.
Cool. 

venerdì 9 novembre 2012

MY FAVOURITE NIP-POP



Il titolo del post è un omaggio agli Style Council ma è anche il titolo di un album del gruppo che presento oggi che rimanda ad un album degli Style Council, prendono il nome da una loro canzone, che poi è anche il nome di un giornale francese.
Basta indizi, loro sono i Paris Match, trio giapponese dedito ad una miscela di Acid Jazz, bossa, blue eyed soul, soul e pop. Più che agli Style Council il loro è un incrocio tra gli Incognito e gli Swing Out Sister. Eleganza e suoni raffinati a go-go quindi, tredici album pubblicati dal 2000, escludendo le raccolte, un continuum musicale il cui comun denominatore è quello della qualità, magari senza picchi particolari ma comunque costante in ogni loro lavoro. Yosuke Sugiyama il compositore, Tai Furusawa il paroliere con Mari Mizuno alla voce, questi sono i tre Paris Match, un gruppo che riesce sempre a regalarmi delle buone vibrazioni. Non saranno originali? Beh, quanti ne vedete in giro di "originali" ?
Godetevi la Mari, va'... qui è insieme agli olandesi New Cool Collective.

martedì 6 novembre 2012

CULT HEROES: IAN WILLSON


Come potremmo descrivere i "cult heroes" in musica? Requisito numero uno è quello di essere conosciuti da pochi, avere realizzato pochi dischi, meglio se uno soltanto, ma di cui non puoi assolutamente farne a meno, notizie sul web scarse o addirittura nulle, valutazioni esagerate dei dischi o del disco realizzato, quasi sempre in vinile, raramente in cd, quasi niente in mp3. Dane Donahue, ad esempio, è sicuramente uno dei cult heroes per antonomasia e risponde a tutti i requisiti di cui sopra, musicista apparso dal niente e nel niente rientrato, autore di uno dei dischi più belli del panorama pop west coast californiano.
Ian Willson è un altro, e qui la storia si fa intrigante e più difficoltosa: per quel che ne so Willson realizzò un solo disco nel 1985, "Straight from the heart", credo che l'album sia autoprodotto, quindi immaginatevi già quanto sia difficile reperirlo, si trova comunque nel solo formato originale in vinile a prezzi esagerati, si va dalle 66 sterline di Zaf's music, ai 300 euro di Discogs. Il disco, da quel poco che ho potuto ascoltare è un bel lavoro di blue eyed soul, funk bianco raffinato, uscito fuori tempo massimo allora, sembra una produzione di fine anni '70, e troppo presto per qualsiasi operazione di retrofuturo.
Quindi, avete capito, qui ci sono tutte le condizioni che corrispondono alla descrizione fatta sopra, non mi resta che augurarvi, come novelli Indiana Jones del vinile,  buona caccia.

giovedì 1 novembre 2012

PINO DANIELE vs. EDDIE ROBERTS: JE STO VICINO A TE



Oggi sfida dedicata ad una delle canzoni più belle del repertorio di Pino Daniele. "Je sto vicino a te" è parte integrante della rivoluzione che il musicista napoletano apporterà alla musica italiana, un tassello fondamentale del "neapolitan power". Apre il secondo omonimo album di Daniele, pubblicato nel 1979.
Un vero capolavoro. La versione di Eddie Roberts, chitarrista della band britannica dei The New Mastersounds è tratta dall'album "Strada", realizzato con un quintetto ad hoc. "Strada", album del 2007 è un disco molto particolare: il chitarrista di Leeds ha preso infatti alcune delle canzoni più belle della musica italiana, in particolare quella napoletana più tre brani del primo Celentano e le ha rielaborate in chiave jazz, creando uno dei dischi più godibili degli ultimi anni. La versione del brano di Daniele è tutta giocata in chiave jazz/bossa,  dove si abbina alla grande calore e bravura tecnica (chiedo lumi, la tecnica chitarristica di questo brano mi ricorda quella che usava Wes Montgomery, può essere?) e dimostra, se mai ce ne fosse il bisogno, quale musica italiana venga apprezzata all'estero. Belle tutte e due le versioni, vado per l'originale, e voi?