Buone notizie per gli amanti del Yacht Rock: il genere gode di ottima salute e è ben lontano dal declino, come dimostra il primo album a lunga distanza degli Young Gun Silver Fox, il cui acronimo appartiene a Andy Platts e Shawn Lee, i due talentuosi musicisti dietro a questo progetto. "West End Coast" è il loro album di debutto, pubblicato il 15 novembre dalla casa discografica tedesca Legere Recordings, e ho avuto il piacere di scoprirlo grazie alla diligente Willwork4funk di Milano.
Platts e Lee non sono certo sconosciuti, anzi: Platts è il leader, compositore e produttore degli Mama's Gun, una band dedicata a rivisitare il pop sofisticato degli anni '70. Lee è il creatore di Shawn Lee's Ping Pong Orchestra, una band strumentale le cui tracce sonore potreste aver sentito in serie TV come Lost e Desperate Housewives, o anche nei film, come Oceans 13, solo per citarne uno, oltre alle apparizioni nelle pubblicità, come BMW e Jaguar.
"West End Coast" è un viaggio nel cuore della musica Yacht Rock, con tutti i suoi sviluppi e sfaccettature nel corso degli anni. Si apre con "You Can Feel It," il singolo estratto dall'album, che immediatamente ci trasporta nell'atmosfera delle armonie vocali e del pop, un po' alla America, in particolare ai primi anni, quelli di "Homecoming." Anche il secondo brano, "Emilia," prosegue in questa direzione, anche se le voci cominciano ad avere un sapore alla Doobie Brothers, con un intrigante assolo di chitarra all'inizio e nel mezzo della canzone. Con il terzo brano, "Better," il sound si sposta verso influenze giamaicane, evolvendo in una ballata soul che richiama alla mente i misconosciuti Faragher Brothers.
"Distant Between Us" è uno dei momenti culminanti dell'album, una perfetta sintesi di melodia pop con un'introduzione che ricorda gli Player, vocalizzata e con un ritornello tipico del blue-eyed soul alla Hall & Oates, per poi sfociare nel bridge orchestrale stile Philly Sound, semplicemente splendida. La successiva "See Me Slumber" è un'altra perla, con atmosfere alla Doobie Brothers, ma immaginatele come se la band di Michael McDonald fosse britannica invece che americana, un brillante connubio tra pop britannico e soul americano.
Il lato B dell'album si apre con il pop dalle sfumature orientali di "In My Pocket," che ci conduce direttamente al soul funk bianco di "So Bad," un altro pezzo imprescindibile dell'album con influenze che richiamano gli AWB e gli Attitude. "Saturday" ci introduce nel mondo del Michael McDonald post-Doobie Brothers, una canzone con un ritmo incalzante e un refrain che si incolla alla mente. "Spiral," la penultima traccia dell'album, ci riporta all'incantevole pop che dominava le FM radio americane alla fine degli anni '70, preparandoci per il gran finale: "Long Way Back," una ballata malinconica che improvvisamente prende il volo, accompagnata da una chitarra in stile Isley Brothers, portandoci verso le vette del soul più trascendentale.
È inutile dire che, per quanto mi riguarda, questo è uno dei dischi dell'anno, un'esperienza di ascolto estremamente piacevole, che ho abbracciato completamente e dalla quale non riesco a staccarmi.