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Visualizzazione dei post da gennaio, 2014

GIORNATA DELLA MEMORIA: RICORDO DI MATHIAS SINDELAR

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Da un mio vecchio post scritto nel giugno del 2010 tratto dall'ormai abbandonato mio blog di calcio un ricordo, nella giornata della memoria, di Mathias Sindelar. L'uomo cartavelina, il Mozart del pallone, così veniva appellato il grande centravanti austriaco degli anni '30 Mathias Sindelar. Cartavelina per la sua magrezza che pareva fatto di aria, Mozart per le sue doti tecniche abbinate alla velocità di farsi trovare sempre pronto sotto porta e per le sue doti realizzative. I viola dell'Austria Vienna erano la sua casa, la nazionale austriaca lo squadrone dell'epoca dove venne sublimata la sua arte pedatoria. Il "Wunderteam" austriaco in due anni colleziona dodici vittorie, due sconfitte e due pareggi con sessantatre goal segnati, di cui 27 realizzati da Sindelar e soltanto venti subiti, entrando così nella leggenda del calcio di tutti i tempi. Una rete in particolare realizzata contro l'Inghilterra nel 1936, anticipa di cinquant'anni l...

IL LUNGO ADDIO: RIZ ORTOLANI, 1926 - 2014

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Il Maestro Riz Ortolani è stato uno tra i più grandi compositori che il nostro paese abbia mai avuto. Autore di innumerevoli colonne sonore nell'epoca d'oro del cinema di genere italiano ebbe il merito di vincere un Grammy e di ricevere la candidatura ai premi Oscar nel 1961 per "More",  canzone che accompagnava i titoli di testa del film di Enrico Jacopetti "Mondo Cane". Al sottoscritto però piace ricordare il maestro per un altra composizione, quella dei titoli di testa de "Il Sorpasso" di Dino Risi. Ecco diciamo che da lì è iniziato tutto, la mia ricerca di musiche che non fossero le solite ascoltate e lo scoprire un mondo, quello dei compositori italiani di ost, che con pervicace miopia la critica musicale italiana aveva tenuto ben nascosta. Per fortuna poi ci pensarono i ragazzi della Right Tempo Records a far partire il tutto, con la riedizione in cd di questi suoni lasciati a prender polvere, cosa di cui renderò grazie in eterno. Il bello...

LE ONDE JAZZ FUNK DI ROLAND HAYNES

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Questo è uno di quei dischi di cui non sapevi neanche che esistessero, figuriamoci poi il nome dell'artista che campeggia sulla copertina. La cosa che ti  fa prendere la decisione di ascoltarlo è prima di tutto il genere a cui è associato, in secondo luogo la copertina e per ultimo l'anno di uscita. Quindi considerato che si parla di jazz del 1975 è probabile che ci troveremo di fronte a sonorità intrecciate in modo massiccio al funk, probabilità e speranza corroborata dal  soggetto ritratto sull'involucro del disco. Roland Haynes nel realizzare questo disco non sapeva di aver creato un lavoro che diverrà nel tempo così raro e al tempo stesso tra i più amati dai funkster di ogni età, la sua sola sfortuna fu quella di incidere per una piccola etichetta e di scontrarsi con dei giganti del genere: Chick Corea, Bob James, George Duke tra gli altri, quindi capite bene che le speranze per emergere furono pari a zero o quasi. Si, perché il disco in se è una bellissima session,...

KILLER GROOVE: THE REAL THING, BOOGIE DOWN (GET FUNKY NOW)

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A Liverpool deve esserci per forza qualcosa nell'aria, altrimenti non si spiega come in qualsiasi epoca del secolo scorso la popular music uscita da lì sia stata un punto di riferimento per qualsiasi musicista e appassionato di musica. Non solo Beatles, Julian Cope, Echo and The Bunnymen,  tra i nomi più famosi e scusate se non ne ricordo altri, ma anche nel genere soul un gruppo di ragazzi neri rimarcò ancora di più il fatto che Liverpool fosse una delle città in cui la musica era davanti ad ogni altra cosa.  The Real Thing già nr 1 nel 1976 con "You To Me Are Everything" sbancarono le discoteche di mezzo mondo nel 1979, prima con "Can You Feel The Force" e successivamente con il tiro funk di "Boogie Down (Get Funky Now)". Riscossero un discreto successo anche da noi e ho ancora il vivido ricordo come questo brano faceva da catalizzatore per i ballerini di ogni età, il tipico brano riempi pista, esaltante e pieno di groove; per le disco italiane di...

IL LUNGO ADDIO: RONNY JORDAN, 1962-2014

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Il chitarrista Ronny Jordan, uno dei pionieri del nascente movimento Acid Jazz agli inizi degli anni 90, ha lasciato questa valle di lacrime andando a suonare con il suo maestro e fonte principale di ispirazione, il grande Wes Montgomery. Il suo album di esordio, "The Antidote" uscito nel 1992, oltre ad essere una boccata di aria fresca nel panorama musicale di allora, andava infatti ad omaggiare quei chitarristi come Montgomery ma anche Kenny Burrell che seppero giocare con il jazz incrociandolo con altri generi quali il soul ed il blues. Uno dei punti più alti della carriera di Jordan fu quando collaborò insieme a Guru per il suo album manifesto del crossover tra hip-hop, jazz e soul,"Jazzmataz " uscito nel 1993. Il brano in cui Jordan mise la sua arte è anche uno dei più belli, "No time to play", che si avvalse alla voce della brava e bella D.C . Lee. Un cattivo inizio di anno, purtroppo, la scomparsa di personaggi chiave per la storia della musica...

KILLER GROOVE: KOOL AND THE GANG, OPEN SESAME

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Ancora un brano inserito nella colonna sonora di "Saturday Night Fever", forse uno dei migliori, anzi diciamo pure "il migliore". Uno dei ultimi pezzoni "funk" puri prima dell'arrivo nella band di James T. Taylor che annacquerà il sound della band facendola diventare un'altra cosa. Una cavalcata di quattro minuti che ebbe il suo momento di gloria nell'epopea "disco" e ne divenne uno degli inni, seppure, come detto, fosse uno dei brani funk più esagerati che siano mai stati scritti e suonati. Intro da manuale, ritmo incalzante, "lo spirito del funk" qui si è rivelato a noi e, come diceva qualcuno, "si è fatto carne". Let's Groove With The Genie !

MUSE E BUONI PROPOSITI PER L'ANNO NUOVO

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Tra i buoni propositi per il 2014 c'è senza dubbio la promessa di riprendere a scrivere con più frequenza sul blog, ma sopratutto di raccontare quello che più mi piace, prendendo in considerazione i nuovi lavori a me proposti solo e soltanto se veramente meritevoli; in fondo di blog si tratta e non di ufficio stampa. Oggi ad esempio mi va di parlare di una mia "musa", ovvero della brava ma sfortunata soul singer Phyllis Hyman, artista della quale ho già parlato in un post di qualche tempo fa. Nelle trascorse festività ho avuto modo di ascoltare il suo secondo album "Sing a Song" uscito per la Buddah Records nel 1978, etichetta che di lì a poco scomparirà venendo inglobata dalla Arista Records. Album notevole per la cantante afroamericana che di per se fu un notevole passo avanti rispetto al primo lavoro, molto più maturo sia nei brani marcatamente dance, sia nelle ballate. Il soul ed il pop sicuramente la fanno da padrone ma qua e là spuntano degli aromi jazz...