lunedì 29 aprile 2013

CLASSICI: SHUGGIE OTIS, INSPIRATION INFORMATION


Di musicisti scraniati si sa il mondo del rock ne è pieno, ma anche chi si dilettava con altri suoni non era da meno; vi dicono niente le mattane di George Clinton, lo Sly Stone più acido oppure il misconosciuto Darondo, artista che in dirittura d'arrivo mollò tutto per andarsene a fare il pappa e il mercante d'arte? Anche Shuggie Otis, chitarrista, vibrafonista, batterista e compositore non è stato da meno: autore di soli quattro album in carriera, dal 1971 al 1974, smarrirà quasi il lume della ragione perdendosi dietro ad un progetto, "Inspiration, Information", che oltre ad essere stato il suo canto del cigno è diventato, con il passare degli anni, uno dei capolavori più misconosciuti del mondo della musica. Per fortuna che il nostro a 59 anni, tanti ne ha adesso, sembra aver deciso di rientrare tra noi umani avendo collaborato alla riedizione dell'album - la seconda, dopo quella curata nel 2001 da David Byrne - aggiungendo quattro brani precedentemente scartati, più un Cd , "Wings of Love" il titolo, di brani inediti realizzati tra il 1975 ed il 2000 che mai videro la luce. "Inspiration, Information" è, come dicono quelli che parlano bene, un disco "seminale", e divenne una vera e propria ossessione per il musicista che ci lavorò sopra per ben tre anni, a scapito della propria salute mentale.  Il tratto saliente dell'album è una continua elaborazione di sonorità funk minimaliste, ben giostrate dalla voce stentorea e sottotraccia del nostro, una drum-machine che marcia imperterrita per tutti i solchi, canzoni che paiono esplodere da un momento all'altro ma che restano abilmente tenute in riga da Otis, quasi a volerci tenere in un limbo incatenandoci nell'attesa del piacere. Molte le similitudini con quell'altro grande capolavoro della musica black, "There's A Riot Going On" di Sly Stone, non fosse altro nella modalità di lavoro e nell'utilizzo della drum-machine. In questo album ci sono vent'anni di anticipazioni sonore che potremo ascoltare poi con buona parte del movimento neo-lounge degli anni '90: gli High Llamas, ad esempio, si sono costruiti una carriera con queste sonorità,  ma vengono in mente anche gli Air, nonché dei paladini del nu-soul di oggi e scavando fino in fondo molte delle intuizioni qui presenti possono essere fonte primaria per suoni che devono essere ancora creati. 

giovedì 25 aprile 2013

FUNKIN' 25 APRILE


Non ho informazioni riguardo a canzoni sul 25 Aprile suonate in versione funk o soul, normalmente le versioni alternative sono girate in chiave rock o folk, anzi, "combat folk". Quindi, per celebrare la ricorrenza nello spirito del blog, ho deciso di dedicare "One Nation Under A Groove" dei Funkadelic come augurio per ritrovare oggi lo spirito di quel 25 Aprile di sessantotto anni fa, per risollevarsi dalle macerie di vent'anni di governi nati per costruirsi carriere e per mangiarsi tutto quello che era possibile.
Quindi buona festa a tutti, tranne che a "loro" !

 

martedì 23 aprile 2013

IL LUNGO ADDIO: RICHIE HAVENS, 1941 - 2013


Ritchie Havens passerà principalmente alla storia come il primo artista ad essere salito sul palco di Woodstock, che non per le sue qualità di cantante e chitarrista. Mi piace invece ricordarlo per le sue bellissime versioni che diede di "Going Back To My Roots" di Lamont Dozier, "Here Comes The Sun" dei Beatles e della dylaniana "Just Like A Woman", oltre che per la sua eccelsa discografia, sempre improntata ad una costante ricerca della qualità, prescindendo dalle mode. In particolare il suo album del 1983, realizzato insieme a Pino Daniele e alla sua band, "Common Ground", fu una boccata di ossigeno nel periodo topico della musica di plastica di allora, ricordo infatti che ascoltarlo alle radio dava un effetto straniante, bello direi. Un altro grande artista che ci lascia, ahimé

 

venerdì 19 aprile 2013

NED DOHENY vs. MILLIE JACKSON: "A LOVE OF YOUR OWN"


"A love of your own" è forse una delle ballad più belle che siano mai state scritte. Non è passata alla storia, forse, è abbastanza misconosciuta, ma sicuramente è una gemma che riscalda il cuore. Autore ne è Ned Doheny che la scrisse insieme al leader della Average White Band, Hamish Stuart e la incise per il suo album "Hard Candy" del 1976, così come Stuart la inserì nell'album della AWB "Soul Searching" sempre nel 1976.  "Hard Candy" per inciso è un album con una qualità musicale eccezionale, fresco e godibile ancora oggi, un mix di soul, funk e pop ai massimi livelli, questo per ribadire il concetto di cosa è il suono westcoast pop, genere tra i più bistrattati ma sintesi mirabile di queste categorie musicali. Quindi, già messa così la gara può sembrare bella che finita; ma ascoltate cosa riesce a fare di questo brano la signora Millie Jackson. Se ne appropria fino a farlo diventare cosa sua, lo stravolge di quel poco per renderlo ancora più pregnante e per la sua eccelsa interpretazione riesce a battere di poco l'originale. Il brano, tra l'altro, lo potete trovare nella raccolta da poco uscita che riunisce tutte le ballad della signora Jackson e ne basterebbe a giustificarne l'acquisto. Standing ovation, per la signora e per Ned Doheny.

 

mercoledì 17 aprile 2013

IL LUNGO ADDIO: VINCENT MONTANA JR. 1928-2013


La recente scomparsa di Vince Montana Jr., oltre a lasciare un vuoto nel mondo della musica soul, ti fa pure pensare allo scorrere del tempo. Il buon Vince ci ha lasciato ad 84 anni, quando ho conosciuto la sua musica ne aveva una quaranticinquina scarsa, cioè sei anni meno di me che adesso ne sto scrivendo un piccolo ricordo. A parte queste facezie, diciamo che Montana Jr. si può ascrivere alle leggende della musica soul dei primi anni '70, in particolare il nostro è stato parte integrante di quel movimento musicale che passerà alla storia come "Philly Sound". Vibrafonista, percussionista, nonché produttore e compositore, Montana Jr fu componente dell'orchestra per eccellenza del "Philly Sound", la "MFSB" e in seguito fu il creatore della "Salsoul Orchestra". Possiamo tranquillamente affermare che il nostro è stato uno dei padri nobili della nascente disco music e sicuramente con il suo ruolo e con le sue orchestrazioni  ne ha fatto un genere meritevole di ascolto, ben oltre i pregiudizi di tanta critica musicale.

 

lunedì 15 aprile 2013

UN ATTO D'AMORE



Eccomi di nuovo qui, dopo una doverosa pausa dal blog, dovuta alla cronica mancanza di tempo che mi affligge da un po' e anche per mancanza di materia prima degna di stare su queste pagine (anche se l'uscita del primo album solista del leader degli Incognito, Bluey, smentisce in parte questa affermazione). Per questo motivo e non solo, ripartiamo con il piede giusto e sicuro parlando di Northern Soul. Questo genere non genere, l'appellativo come molti sapranno è dovuto ai posti dove passavano questi dischi nei locali del nord Inghilterra negli anni settanta, tre nomi su tutti il Wigan Casino, il Blackpool Mecca, il Torch di Stoke-on-Trent, dischi per larga parte che arrivavano dal decennio precedenti. Pezzi di musica soul ed r'n'b giusti per sfiancarsi in pista da ballo, gli artisti della Motown e della Stax tra quelli più conosciuti; ma il bello del Northern Soul è quello di avere fatto conoscere una miriade di artisti semi sconosciuti con la conseguente caccia al vinile più raro che da sempre caratterizza gli amanti del genere. Ha un bel dire lo scrittore Simon Reynold nel suo ultimo libro "Retromania", portando ad esempio i cultori del Northern Soul come dei nostalgici del bel tempo che fu, dei semplici creatori di nuovi trend con cose del passato; per il sottoscritto non c'è moda e trend che tenga, il Northern Soul non è una alterazione temporale, è un atto di amore per musicisti sconosciuti, per il ballo, per lo stile di vita e se l'accusa che viene fatta è di non avere creato niente di nuovo, ditemi voi se vale la pena lasciare nell'oblio questi artisti e questi ritmi per rincorrere un niente cosmico spacciato per new hype (i nomi metteteceli voi). L'amore, del resto, non ha bisogno di novità ad ogni costo, lo trovi anche in un vecchio 45 giri e ti ricambia, sempre.




martedì 2 aprile 2013

WESTCOAST GROOVE: AMBROSIA


Il gruppo di cui parleremo oggi probabilmente c'entra poco con gli argomenti musicali che affronta il blog, però come vedremo gli "Ambrosia" hanno scritto alcune tra le pagine più belle del pop sofisticato di matrice californiana. Gruppo nato nel 1970 giungono al debutto discografico soltanto cinque anni dopo, e si distingueranno principalmente per uno stile musicale che deve molto al progressive virato in salsa americana, scevro cioè delle pomposità sinfoniche tipiche del prog europeo.

Dopo i primi due album prodotti da Alan Parson, sono il terzo ed il quarto quelli che interesseranno gli appassionati di musica pop westcoast, dove un David Pack - autore, chitarrista e cantante della band - in stato di grazia, ci regalerà alcune tra ballad tra le più belle del genere. Da "Life Beyond L.A." album del 1978, questo a parere mio il migliore del gruppo, Pack scriverà qui forse il suo brano più bello, quella "How Much I Feel" che è un vero incanto scritto su pentagramma. Due anni dopo con "One Eighty" il nostro si ripeterà con altri due pezzi da ascrivere nell'olimpo della musica pop di sempre, ovvero "Biggest Part of Me" ripreso da un nutrito numero di artisti e la non meno bella "You're The Only Woman". 

Insomma, benché le qualità degli Ambrosia non si limitino soltanto a queste ballad, posso tranquillamente affermare che grazie a questi tre brani la band si è meritata un posto nei cuori dei fans del pop scritto con l'anima. Band "totally underrated" chiaramente, come ben si addice ad un pop-snob qual'è il sottoscritto, anche se il video di "Biggest Part of me" sul tubo viaggia ad oltre due milioni di visualizzazioni.