Nicola Arigliano, per molti l'uomo del digestivo Antonetto, prodotto reclamizzato dal cantante pugliese negli anni 70, per altri, compreso il sottoscritto la "voce" regina dei vocalist jazz italiani. Cantante, sassofonista e contrabbassista , Arigliano prima di diventare solista aveva lavorato in complessi da ballo dal 1941 al 1953, per poi diventare appunto uno dei "crooner" della musica italiana, anche se lui amava definirsi "un intrattenitore".
Arigliano ebbe come base il Victor Bar di Roma, night club in cui si esibì a lungo, dove il nostro, cantando, evocava lo swing di Benny Goodman, di Louis Armostrong e Billy Holiday, ma più che allo swing canonico così come lo conosciamo, le sue interpretazioni e il suo stile, aldilà del genere, avevano quella immediatezza comunicativa tipica dei crooner d'oltre oceano.
C'è da dire che, come troppo spesso accade nel nostro paese, la bravura come jazzman sarà riconosciuta ad Arigliano quando la stagione dei night club sarà già tramontata, visto che per il compassato pubblico di quei locali, anche uno come Arigliano, per sbarcare il lunario, doveva cantare le canzoni della tradizione italiana o le hit di cantanti quali Claudio Villa.
Ma sentiamo quello che Nicola Arigliano ci dice in proposito: "Quando si parla di night-club, si deve tener conto che nel nostro paese non è successa nemmeno la millesima parte di quello che avveniva negli Usa. Negli anni del dopoguerra vedevi girare gli americani con cioccolata e sigarette. Loro bevevano, mangiavano e fumavano e noi tiravamo la cinghia. Nei night club abbiamo voluto fare gli americani, abbiamo imitato ma con ben poche possibilità. Certo, mi sarebbe piaciuto molto cantare classici quali "Cocktails fo two" o "One for My Baby" ma era impossibile. Non rientravano nel genere commerciale e risultavano incomprensibili al pubblico, non solo a livello di linguaggio ma anche musicalmente. Noi dovevamo fare cose che tutti capissero, dovevi cantare "Anema e Core", altrimenti ti gridavano "Canta italiano". Spesso noi artisti eravamo anche costretti a esibirci insieme, si improvvisava, ad esempio, in trio, in quartetto; io ho suonato con Kramer e con Eraldo Volontè, insomma, il night diventava per molti di noi l'unica fonte di guadagno".
Fonte: Mondo Exotica - Francesco Adinolfi