giovedì 27 settembre 2012
THE STYLE COUNCIL vs. THE STYLE COUNCIL - THE PARIS MATCH
Sfida in casa quest'oggi, con una canzone apparsa originariamente nel primo lavoro ufficiale dei The Style Council di Paul Weller e Mick Talbot, quel piccolo capolavoro che fu "Introducing The Style Council" del 1983. La cover del brano, forse la prima realizzata?, è contenuta invece nel loro primo album "Café Blue", dove fu interpretata dalla voce di Tracey Thorn, all'epoca in gran spolvero con gli Everything But The Girl.
In "Café Blue" il pezzo è giocato in versione "jazz - strascicato - da - locale - pieno - di - fumo" e se per molti questa è diventata la versione definitiva e forse quella più conosciuta, anche se è bene dirlo si parla comunque di una canzone di nicchia, personalmente ho sempre preferito quella cantata da Paul Weller, sarà per quell'inserto di fisarmonica, sarà per quell'aura di malinconia che pervade il brano, che non trovo nella cover di "Café Blue", bella si, ma come dire, un po' troppo "manierista".
Una delle canzoni della mia vita, sicuramente tra le prime cinque.
lunedì 24 settembre 2012
DISCO FEVER: KC AND THE SUNSHINE BAND
Nel 1975 numerose band influenzate dal funk ebbero l'idea di prendere l'impulso dance di questi ritmi, semplificarli con formule ripetitive per renderli più accessibili agli ascoltatori. I capostipiti di queste band furono senza dubbio i Kc and The Sunshine Band, un gruppo multirazziale di stanza a Miami, pesantemente influenzato dalla musica di Sly Stone, della quale i componenti la band erano dei fan incalliti. I Kc come altre band presero il meglio del suono di James Brown, lo ripulirono e lo slavarono abbondantemente mescolandolo con accattivanti ed orecchiabili hook rendendolo fruibile alle orecchie degli ascoltatori "medi". Ritornelli ruffiani divennero un ingrediente indispensabile per realizzare una hit disco e i Kc in questo furono dei maestri, le canzoni diventarono dei brani semistrumentali con un hook ripetuto all'infinito; insomma il suono nero di James Brown e compagni si stava sbiancando e quello che successe poi fu come il ripetersi della storia che vide lo scippo del rythm'n'blues ad opera dei bianchi, in quel genere che poi divenne conosciuto come rock'n'roll. La disco ed i brani di Kc furono costruiti in modo che tutti gli ascoltatori, bianchi e neri, si sentissero uniti in afflato universale, dove nessuno si sentisse escluso. All'inizio di questa storia quasi nessuno, data l'energia espressa da queste band, fece caso che con l'arrivo di Kc come di altre band la storia cominciò ad andare in un'altra direzione e per i funkster duri e puri, questo fu come l'inizio della fine. [1]
I Kc and The Sunshine Band come detto furono una band multirazziale capitanati dal cantante solista e tastierista Harry Waine "K.C." Casey, il loro merito fu quello di portare il groove dell'r'n'b più classico nella musica disco, ottenendo così dei brani quanto mai energici, divertenti e adatti alla bisogna; chi ha frequentato le sale da ballo in quegli anni, sa bene che quando partiva un brano di Kc and The Sunshine Band si svuotavano i divanetti e si riempiva la pista. La ripetizione ossessiva degli hook, come detto, fu uno dei loro tratti caratteristici, adatti e forse studiati non a caso per i formati radiofonici sempre più semplificati che iniziarono a prevalere in quel periodo. Pur nella loro semplicità, ho sempre ritenuto la band di Casey una delle più sincere del mondo "disco", fatta da appassionati, nata per far ballare e divertire, nel loro campo dei precursori e degli innovatori e apprezzati pure da insospettabili rocker.
[1] Fonte: "Funk" di Rickey Vincent
venerdì 21 settembre 2012
BELLA GENTE
Belle foto vero? Provengono tutte dal sito web Morrison Hotel, dove troverete questo e molto altro. Buona visione.
martedì 18 settembre 2012
THE O'JAYS vs BUNNY SIGLER: LOVE TRAIN,1972
Oggi sfida tutta giocata all'interno del Philly Sound. Il brano è un classicone del genere che penso conosciate più o meno tutti, l'originale è stato inciso dagli O'Jays nel 1972, e può essere preso ad esempio di cosa fosse il sound di Philadelphia, la cover di Sigler incisa nel '74, è virata in versione blues, molto affascinante, anche se preferisco l'originale. Bunny Sigler è stato uno degli artefici del Philly Sound, ha collaborato con i produttori Gamble e Huff che ne definirono il sound, oltre che con numerosi artisti della scuderia. Ha inciso dieci album nella sua carriera di cantante solista ed è tuttora sulle scene. La particolarità della cover è data dalle parti vocali: quelle che sentite nel brano sono opera di Sigler, infatti oltre che nella parte solista, anche i cori di accompagnamento sono cantati dal nostro.
domenica 16 settembre 2012
DISCO FEVER: CANDI STATON
Ecco, visto che in questo periodo sono in "disco" mood, facciamo giustizia e presentiamo un po' di gente che ha nobilitato il genere. Una è stata senz'altro Candi Staton, artista più volte citata in questo blog, un'icona vivente, vera "disco diva", anzi, la numero uno per il sottoscritto, che poi alla disco è arrivata quasi per caso, visto che proveniva da una carriera fatta di gospel song e brani soul. E' sicuro che i suoi più grandi hit arrivano tutti dai giorni della disco, ricordo anche la bella cover di "Nights on Broadway" dei fratellini Gibb, e "When you wake up tomorrow" grande club hit del 1979. Successivamente Candi Staton è tornata al gospel, questo all'inizio degli anni 80 per ritornare alla dance a metà decade , dove ha ottenuto un bel successo nelle charts e nei club del Regno Unito con "You got the love", brano poi coverizzato dai The Source e pure da Florence and The Machine. Quindi, come vedete, tanta ciccia al fuoco, e di quella buona, a dimostrazione che la disco è stata fatta anche da artisti di qualità e non solo da farlocchi costruiti dalle case discografiche.
P.s. questo brano lo trovate anche nel film Romeo + Juliet di Bahz Lurhman, nella scena clou del party dato dai Capuleti con Mercuzio in versione drag queen.
venerdì 14 settembre 2012
FUNK RARO
Ancora una compilation, ancora una riscoperta dal passato. Il duo di Dj's statunitensi Kon e Amir realizzarono nel 2010 il terzo volume di suoni dal passato chiamata "Off Track", brani di funk, disco e boogie di matrice newyorchese e dopo essere transitati dal Bronx e da Queens, fanno qui tappa a Brooklyn. La materia è quella solida di tracks ultrarare suonate nelle discoteche dei ghetti della grande mela, c'è tanta di quella roba da provocarti un orgasmo auditivo. Artisti per me sconosciuti, ma fortunatamente riportati alla luce da due archeologi del vinile, difficilmente troverete questi pezzi in altri formati "solidi", i suoni arrivano dai primi anni '80, ma ci troverete poco o niente dei suoni sintetici che presero forma con l'inizio di quella decade.
Pronti per l'autunno, questo disco è la miglior cura per il freddo che arriva.
mercoledì 12 settembre 2012
LA CHIAMAVANO DISCO
Ti capita nelle sere che torni dal lavoro e non hai niente da fare, in sottofondo undici pischelli in maglia azzurra che provano a schiantare Malta e non ci riescono e tu ne approfitti per tornare a spulciare tra i tuoi vecchi cd. Succede quasi sempre che ritrovi dei dischi lasciati ad ammuffire e non ti ricordavi di avere; questa sera è toccata ad una compilation del 2004 curata dal grande Eddie Piller. "Crossover Flavas: When Northern Soul Met Disco", questo il titolo del Cd tutto dedicato agli artisti della Salsoul Records, artisti finiti ormai nell'oblio per chi avesse avuto la fortuna di incrociarli per caso, indimenticati per chi allora ne ballava le canzoni e passava i pomeriggi post studio ad ascoltarne i dischi. I brani di questa compilation sono anche una risposta a chi ritiene che la disco sia stata tutta merda, in questo caso forse è più giusto dire che ci troviamo di fronte ad una forma di soul music tutta giocata sul groove e non di disco come è conosciuta dai più (certamente questo tipo di disco non la troverete mai nei programmi di Carlo Conti, niente a che spartire con Village People o Boney M per intenderci). Tra i diciassette brani, tutti notevoli, il mio preferito è quello dei Double Exposure, "Everyman (Has to Carry his Own Way)" vero inno Northern dei seventies, una musica che ricorda molto da vicino quella dei Trammps e di conseguenza anche i tipi del Philly Sound. Sarà che si invecchia, ma questa musica migliora col tempo.
Keep the faith !
lunedì 10 settembre 2012
DUE PAROLE SULL'R'N'B
Fermi al palo i due fuoriclasse dell'r'n'b degli ultimi anni - escludendo R. Kelly, lui è oltre il genere - Maxwell e D'Angelo, rispettivamente dal 2009 e dal 2000, l'rn'b fatto e suonato dai maschietti non è che dia motivo per esaltarsi. Se la controparte femminile, penso a Janelle Monae, Kelly Price, Jill Scott e Maysa, è tutta un fiorire di album notevoli, i nostri baldi giovanotti si contraddistinguono nel percorrere sentieri già battuti in cui la noia, dopo l'ascolto di poche canzoni, la fa da padrone, oppure nella peggiore delle ipotesi, il solito trito techno pop viene spacciato per r'n'b. Eccezioni sono state il bel disco di Eric Roberson nel 2011 e "Black Radio" del Robert Glasper Experiment, ma lui è un fuori quota che proviene dal jazz. Arriva quindi con piacere il nuovo album, il quinto, di Dwele, artista e polistrumentista afroamericano, dal titolo "Greater than one", un disco che non sarà un capolavoro ma perlomeno è onesto, dove si possono ascoltare buone ballate in alternanza con dei discreti up-tempo. Il nostro ha scritto tutte le tracce dell'album e lo stesso si mantiene in bilico tra la consueta eleganza "fredda" dell'r'n'b dei nostri giorni ed un certo coraggio nel voler sperimentare nuove forme di soul. Ottima la vocalità, come del resto è richiesta in chi si cimenta nel genere e una speranza per il futuro dello stesso, nell'attesa di ascoltare gli auspicabili nuovi lavori degli artisti citati all'inizio del post.
mercoledì 5 settembre 2012
SUA MAESTA' FRANKIE BEVERLY E I MAZE
I Maze di Frankie Beverly, leader e vocalist della band, sono stati uno dei gruppi di soul music tra i più sconosciuti e sottostimati in Italia, se non tra una ristretta cerchia di appassionati che è bene dirlo, adorano ogni singolo sospiro ed ogni singola nota di Frankie e compagni. I Maze li ho scoperti nel 1980, al loro terzo album, e non a caso; per il sottoscritto sostituirono, anzi per meglio dire, furono un ricambio naturale ed un'evoluzione di quello che i Kool & The Gang potevano diventare se avessero avuto il coraggio di proseguire sulla strada del funk senza andare a pescare in canzoncine da bolle di sapone causa entrata in formazione di James T. Taylor che anestetizzò la loro forza ed il loro stile in una specie di vasectomia musicale. I Maze realizzarono otto album dal 1977 al 1983, stabilmente ai primi posti della US R'n'B Charts con due numeri uno nel 1985 e nel 1989, la loro musica è stata un concentrato di stile e raffinatezza con soluzioni mai banali, musica che aveva il merito di farsi piacere non solo a pelle, ma anche facendo lavorare il cervello. Bel gruppo i Maze, trovatemene uno che gli stia un po' alla pari tra gli strimpellatori che calcano le scene nel 2012 e vi pago da bere.
lunedì 3 settembre 2012
VAI DI FUSIONE !
Sapete una cosa? Mi sono rotto di fare recensioni, anzi di provarci, non sono poi un raffinato elzevirista, anche perché la cosa che si rischia è quella di tediare chi ti legge. D'ora in poi quando presenterò un nuovo disco soltanto un accenno a quello che ci troverete dentro, qualche nota sugli esecutori, poi, se vi interessa, lascio a voi il compito di cercare in rete notizie più particolareggiate. Detto questo vi presento il primo disco di Erimaj, band newyorchese creata dal drummer Jamire Williams, "Conflict of a man" il titolo. Che ci trovate dentro? Jazz fusion della miglior razza, di quello che fa incazzare i puristi jazz ma che tanto piace a me, suoni con ben in testa la lezione di Art Blakey e Herbie Hancock. Ma in "Conflict of a man" c'è dentro anche la forma canzone, come il brano omonimo che fa da singolo e la struggente "This Night, This Song". Un bel disco, moderno, se questa parola ha ancora un senso, un buon modo per far ripartire i neuroni bruciati dalla calura estiva.
Questo è il singolo, che non è niente male, ma nel disco c'è molto di più.
sabato 1 settembre 2012
UN SORSO DI BLACK COW
Rieccoci; per ripartire accettate un drink, magari un "Big Black Cow" ? Che razza di intruglio è vi chiederete? Allora, in base a quel che si chiede, il Black Cow consiste in una mistura di Cola e panna e gelato alla vaniglia con sciroppo al cioccolato, ma questo è opzionale. C'è chi al posto della cola ci mette la Root Beer, che non è la birra comunemente intesa ma un'intruglio analcolico prodotto negli states, tipo soda. Se volete darvi una spinta alcolica, potete farvelo col Grand Marnier e il caffè freddo. Intanto la spinta per ricominciare un'altra stagione di buona musica ve la do' io, anzi, ve la danno gli Steely Dan, con il brano dedicato al beverone. Prosit!
P.s. Ho riattivato il mio vecchio blog, "Call of the West", in un'altra veste però, solo video, musica, cinema e quant'altro mi verrà in mente e zero parole, se volete rifargli visita siete i benvenuti.
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