Dear Darkening Ground - Natashia Kelly


La prima cosa che colpisce nel nuovo album di Natashia Kelly, una cantante belga di origine irlandese, è la sua voce. Questa voce prende ispirazione dal canto a cappella irlandese ed è fragile ma straordinariamente chiara. Sembra quasi che stia per precipitare in un abisso, ma rimane sempre lì, appesa alle funi in un equilibrio precario.

La peculiarità dell'album risiede nella voce di Natashia Kelly, che non ha bisogno di molti artifici e complesse strumentazioni. Si affida piuttosto alla concretezza e all'essenzialità di quattro talentuosi musicisti: Nicola Andriola al pianoforte, Ruben Machtelinckx alla chitarra e al banjo, Yannick Peeters al contrabbasso e Dré Pallemaerts alla batteria. La Kelly si muove con grande agilità tra le note, plasmando una formazione che ha radici nel jazz ma incorpora sapori folk e pop. La band risponde con passione ed emozione alle canzoni della Kelly, ispirate da poeti come Yeats e Rilke. Queste canzoni narrano il turbolento rapporto tra l'uomo e la natura.

I musicisti dimostrano un'innovativa creatività e non cadono nell'intellettualismo pomposo fine a se stesso. Al contrario, lavorano come sarti, cucendo intorno alla Kelly un vestito di note armoniose e rinfrescanti. L'ascolto di "Dear Darkening Ground," anche con una durata di soli trentasei minuti, è tutto tranne che noioso.

Oserei addirittura un confronto audace, ma le composizioni della Kelly evocano l'originalità di Joni Mitchell. Credetemi, questo disco cresce ad ogni ascolto, e non è affatto sacrilegio fare questa comparazione.

Sarebbe giusto che Natasha Kelly ricevesse il successo che spesso viene concesso a presunte eroine del canto, che vengono promosse dai discografici e dalla stampa senza una vera sostanza. Il cantautorato di Kelly è qualcosa di diverso da tutto ciò che abbiamo sentito, è come un'aria fresca in mezzo al caos degli algoritmi musicali.

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