martedì 19 aprile 2016

NICE AND SOULFUL - CAROLINE CRAWFORD



Caroline Crawford potrebbe essere ricordata da alcuni di voi come la voce solista di "Let's Start The Dance," il brano disco di successo di Hamilton Bohannon. Alcuni appassionati, come me, potrebbero aver cercato di scoprire se questa cantante avesse lasciato una traccia più ampia della sua arte musicale.

I primi passi nel mondo della musica di Crawford risalgono al lontano 1960, quando, all'età di tredici anni, vinse un talent show presso una stazione radiofonica di Detroit, la WCHB. Questo successo le valse un contratto discografico con la Motown Records. Tuttavia, il suo talento non fu completamente sfruttato dalla Motown, e dopo solamente tre singoli, di cui uno scritto da Smokey Robinson, che non ottennero grandi vendite, il suo contratto non fu rinnovato. L'ultimo suo disco per la Motown, "When Someone's Good To You," ha acquisito una sorta di gloria postuma grazie agli appassionati del Northern Soul, e giustamente, direi. Dovreste ascoltare questa meraviglia per capire.

Dopo alcune esperienze infruttuose in due gruppi vocali femminili, nel 1976 la carriera di Crawford subì un cambiamento radicale quando entrò a far parte del mondo di Hamilton Bohannon. Insieme a lui, contribuì a sei album che arricchirono ulteriormente il repertorio musicale dell'artista afroamericano e le regalarono successo, anche se non sempre sotto il suo nome.

Tuttavia, vorrei concentrarmi anche sulla carriera solista di Caroline Crawford, che comprende solo tre album registrati per la Mercury Records tra il 1978 e il 1990. In particolare, mi soffermerei sull'album del 1979, "Nice and Soulful," prodotto, come il suo predecessore "My Name Is Caroline," da Hamilton Bohannon. Quando ascoltate questo disco, viene un certo rammarico sapendo che nel corso del tempo i lavori solisti di Crawford sono diventati rarità conosciute solo da pochi. Tuttavia, la seconda sensazione che vi pervaderà è quella di trovarvi di fronte a un capolavoro di soul funk.

In quest'opera, una voce ricca di sfumature tonali si sposa perfettamente con una strumentazione funk essenziale e senza fronzoli, con poche tracce di fiati, che in questo contesto non fanno certo mancare. "I'll Be Here For You" apre l'album con un tocco di soul e un bell'arrangiamento di archi, arricchito da un assolo di sax (uno dei soli due brani con un fiato presente). Con il secondo brano, "Can't Hold Me Back," ci immergiamo direttamente nel funk più puro, senza compromessi con nessuno. Questo spirito funky si riflette anche in "The Strut" e "Havin Fun," dopo una breve pausa con la ballata soul "Love Me Or Leave Me Alone," in cui apprezziamo la profondità vocale di Crawford.

Questi due brani, oltre a rappresentare i momenti culminanti della produzione di Bohannon, dimostrano che non dobbiamo mai sottovalutare chi considera la musica come qualcosa di superficiale e semplicistico. Forse avete sentito dire che Bohannon è solo un musicista "disco," ma chi vi ha detto questo può prendere questi due brani e riflettere sul proprio giudizio. Tra questi, troverete "The Facts Of Life," una ballata coinvolgente che vorreste non finisse mai.

Per favore, date a questo disco una possibilità e tirate fuori dal dimenticatoio Caroline Crawford.

mercoledì 6 aprile 2016

AFTERSUN - BILL LAURANCE



"Aftersun" è il terzo album solista del britannico Bill Laurance, noto principalmente come tastierista della band statunitense Snarky Puppy. Questa band ha svolto un ruolo cruciale nel riportare nuova vita alla fusion, liberandola dalla superficialità che l'aveva colpita quando il genere aveva preso la direzione del "smooth jazz."

Per fare un confronto, è come passare da una sala da concerto a una sala da tè. Non c'è nulla di male nel tè, anzi, lo apprezzo molto, ma lo smooth jazz, con la sua suavità e il suo lato troppo sofisticato, è stata la vera causa della caduta della fusion. La fusion aveva cercato di rivitalizzare il jazz, coinvolgendo l'ascoltatore con ritmi funk e una grande dose di energia.

Nell'album di Laurance, non troverete nulla di superficiale. Invece, ci sono nove brani che pongono il ritmo e l'improvvisazione al centro della loro essenza. Grazie alla solida sezione ritmica degli Snarky Puppy, Bill Laurance esplora una gamma di brani che spaziano dal funk più incisivo all'afrobeat, senza trascurare il lato più tradizionale del jazz, dove il pianoforte acustico è protagonista, ma sempre con basso, batteria e percussioni in primo piano.

Laurance attinge dalle lezioni dei maestri della fusion, come i Weather Report, ma anche da gruppi come Steps Ahead e Yellowjackets, e aggiorna il linguaggio del genere con influenze più recenti, creando un'atmosfera cinematografica che attraversa l'intero album.

Ciò che è notevole in lavori come questo è il rischio di ottenere una cacofonia di suoni, con musicisti che cercano di mettersi in mostra. Tuttavia, in "Aftersun," si percepisce un senso di coesione e armonia tra i membri della band, il che rende l'ascolto coinvolgente e mai noioso.

In definitiva, si tratta di un ottimo disco.