lunedì 18 novembre 2013

FUNK DAI CARAIBI



Se c'è un disco che rappresenta bene quello che è il funk in tutte le sue sfumature, questo è senz'altro "Funky Nassau", diventato nel tempo un vero classico, un incredibile mix di musica soul, funk, calypso e tanta Africa. Il principio della fine o per meglio dire "The Beginning Of The End", questo il nome della band, tre musicisti delle Bahamas che hanno realizzato siffatta meraviglia; fortunatamente i ritmi caraibici sono in funzione dell'ingrediente base del lavoro, il funk, e non vi è niente che rimanda al folklore ad uso e consumo dei turisti della musica, come potrebbe dare a pensare. Il funk di James Brown e dei War, insieme a quello che arrivava dall'Africa, l'afro beat di Fela Kuti ad esempio, è quello che si può ascoltare nei nove brani dell'album; il periodo, siamo all'inizio degli anni 70, era quello giusto per il genere e sbaglia chi pensa che escludendo la title track gli altri brani siano dei meri riempitivi. Riascoltato recentemente, "Funky Nassau" mi è parso un monumento che ancora oggi riesce ad incutere rispetto ed ammirazione, al punto da essere pietra di paragone per tutto quello che riusciate a pensare di come dovrebbe essere il funk: ogni canzone è talmente messa a fuoco che si fa veramente fatica a trovarci dei punti deboli, qui siamo davvero a un passo dalla perfezione. Entusiasmante, ecco, questa è la definizione giusta per "Funky Nassau".


mercoledì 13 novembre 2013

LA NEBBIA E GLI SPARI: CALIBRO 35, "TRADITORI DI TUTTI"


Un fatto è certo: con l'uscita lo scorso 22 Ottobre del loro nuovo album per l'etichetta italiana "Recordkicks", "Traditori di Tutti", posso tranquillamente affermare che i Calibro 35 sono la miglior band italiana attualmente in circolazione. Dodici tracce da bersi come un buon bicchiere di J&B, ispirate dal romanzo omonimo che riscrisse i canoni del noir italiano sulle gesta di una banda di malfattori operanti nella Milano degli anni 60, raccontate da Giorgio Scerbanenco e qui narrate sul foglio di un pentagramma dal combo milanese. Possiamo parlare senza paura di passare per visionari di una vera e propria colonna sonora di accompagnamento al libro, tante sono le sfumature sonore, così come il romanzo faceva sentire la nebbia e l'odore della polvere da sparo direttamente dalle proprie pagine; non solo funk per i Calibro 35, ma anche il prog virato alla Goblin, la psichedelia di "Mescaline 6" , l'hipshake di "Giulia Mon Amour", e il soundtrack style di "The Butcher's Bride"; qui l'atmosfera rimanda a situazioni softcore che all'interno dei film polizieschi all'italiana (non chiamatelo "poliziottesco", altrimenti ci arrabbiamo) trovavi sempre e alle bellezze delle attrici coinvolte, che so, Orchidea De Santis, Ria De Simone...
La musica dei Calibro 35 si arricchisce di nuovi strumenti in questo album, non il mitra o altri ferri assortiti, ma il mellotron, il dulciton e l'organo Philicorda e con loro la consapevolezza di trovarsi davanti dei veri fuoriclasse; per l'atmosfera che la loro musica riesce a creare, nel loro non essere mai tediosi bensì nervosi e decisi come un pugno ben assestato da Duca Lamberti.

lunedì 4 novembre 2013

ARTHUR ALEXANDER vs. THE BEATLES: ANNA (GO WITH HIM)


Questa canzone me la ricordo bene; quando acquistai il primo 33 giri dei Beatles,"Please, Please Me", ascoltare "Anna" e la disperazione con cui John Lennon si esprime nel rivolgersi alla signorina in questione non poteva certo passare inosservata. Ben diverso invece fu il tono con cui Arthur Alexander, autore e il primo ad incidere il brano, si rivolgeva ad Anna; quello di una persona fatalista che sa di non poterci fare niente se la sua bella se ne va con un altro e con altrettanta calma la prende con filosofia: "beh, se pensi che con lui sarai felice, rendimi l'anello che ti ho dato e va da lui".

"Anna" si può considerare una delle prime grandi soul ballad mai incise ed è grazie ai Beatles se poi la canzone ha avuto il giusto riconoscimento; Arthur Alexander eccelleva nella scrittura invece che nel canto e dobbiamo a lui un altro brano che entrerà nella storia, questa volta grazie ai Rolling Stones: "You Better Move On". La vita di Alexander è simile a quella di altri artisti semi dimenticati ai giorni nostri; nato a Florence in Alabama muove i primi passi nell'ambiente gospel delle zone rurali dello stato americano, scriverà molto e bene anche per i cantanti country e sarà grazie a lui che insieme al suo amico e collaboratore Rick Hall trasformerà un magazzino di deposito di tabacco nei Muscle Shoals Studio.
Le canzoni di Alexander - da ricordare anche "A Shot of Rythm and Blues", "Soldier of Love" , "Sally Sue Brown" quest'ultima incisa anche da Bob Dylan nel 1988 e "Burnin' Love" portata al successo da Elvis - abbinano all'intensità tipica della musica soul la freschezza delle pop songs in stile Brill Building, che nella loro semplicità hanno tanta sostanza, quella della genialità.

In questo caso però il mio voto va ai Beatles, versione inarrivabile la loro, la voce di Lennon e il contrappunto corale di Mc Cartney e Harrison nel bridge della canzone nonché la frase detta con rabbia da Lennon nel finale del brano, ("you can go with him,girl"), assente nella versione di Alexander, la rendono da bella a memorabile.
P.s. Arthur Alexander abbandonerà il mondo della musica negli anni '70, finirà a guidare un autobus dei servizi sociali, e lascerà questa valle di lacrime nel 1993. Non so se alfine Anna abbia trovato l'anima gemella ma so per certo che i bridge delle canzoni dei Beatles sono quanto di più bello la mente umana abbia prodotto.