domenica 30 giugno 2013

LAST NIGHT A DJ SAVED MY LIFE: LARRY LEVAN


Quando si parla di musica black e di tutto quello che ci gira intorno, si parla anche di musica per far ballare e quindi i dj's ne sono dentro a pieno titolo. Prendi ad esempio uno come Larry Levan. Nativo di New York iniziò giovanissimo, quindicenne, a trafficare con i vinili e ad affinare uno stile di mixaggio che lo renderà poi uno dei punti di riferimento della musica black - poco importa se disco, soul, funk - quel che rendeva uniche le selezioni di Larry era quello di creare delle colonne sonore capaci di emozionare, selezioni che riuscivano ad abbattere i muri tra i vari generi musicali.

Il tempio di Larry fu il famoso "Paradise Garage" al nr. 84 di King Street in quel di New York, locale da lui fondato nel 1976 insieme all'amico Michael Brody in un vero e proprio garage riadattato a club, dotato di un impianto audio entrato nella leggenda: in qualunque parte eri del locale, i bassi, chiari e precisi, ti prendevano e ti aprivano in due lo stomaco, almeno così racconta chi ha avuto la fortuna di trovarcisi.

Le selezioni di Levan sono ancora oggi un esempio per chi si cimenta nell'arte del mixaggio, dentro ci potevi trovare il Philly Sound, Gil Scott Heron, i First Choice, ma anche i Clash, il jazz, i Talking Heads, l'r'n'b ed il funk. Larry Levan è stato anche un grandioso realizzatore di remix, in particolare mi piace ricordare il lavoro fatto per i Change di "Paradise", "Love has come around" di Donald Byrd, il remake di "Ain't No Mountain High Enough" per opera degli Inner Life e "It Should Have Been You" di Gwen Guthrie. 

L'innovazione di Larry Levan nel mondo del dj'ing e della musica sarà tale che a lui dobbiamo l'invenzione di un nuovo genere nell'ambito della dance, il garage house. 
Gay dichiarato e purtroppo infognato nella dipendenza da eroina - si venderà tutta la sua collezione di dischi pur di comprarsi delle dosi di quella merda lì - finirà i suoi giorni nel 1992 per arresto cardiaco. Ben prima finirono i giorni del "Paradise Garage", chiuso nel 1987 dopo essere diventato di proprietà dello stesso Levan nel 1982. Larry continuò comunque a produrre remix e ad esibirsi al "Sound Factory" di New York, fino alla sua dipartita. 

Potete ascoltare l'arte creata da Larry Levan qui sotto, oppure passare da Discogs e acquistare l'unico Cd ufficiale mixato live da Levan al Paradise Garage nel 1979.

lunedì 24 giugno 2013

SOMETHING NEW

Oggi passiamo in rassegna quattro album usciti recentemente, quattro modi diversi di intendere la musica dell'anima e i suoi derivati.

Partiamo dalla Francia.

Caroline Lacaze - En Route
Il disco non è propriamente una novità recente, essendo uscito lo scorso Aprile. Lei è una brava e bella francesina alla sua prima uscita discografica, "En Route" il titolo dell'album uscito per l'etichetta tedesca "Mocambo Records",  è un bel disco con all'interno canzoni che riprendono l'r'n'b ed il funk più "ruvido" dei sixties con abboccamenti alla chanson francese in stile Francois Hardy ed un pizzico di sound psichedelico. Molto piacevole da ascoltare, segnalo il primo singolo estratto "L'Etrange" che in condizioni "normali", potrebbe avere una buona chance commerciale anche qui da noi.Voto 3/5







Basement Freaks - Funk From The Trunk
Cambiamo completamente genere con il duo Basement Freaks, una creatura del produttore greco George Fotiadis, che si avvale della collaborazione alla voce di George Perin, usciti il 27 maggio per la "Jalapeno Records" con il loro terzo album "Funk From The Trunk". Qui siamo in territorio P-Funk, Ghetto Funk, Breaks, insomma un viaggio dentro le sonorità funk come si ascoltavano negli anni '80. Un disco che ho trovato fresco, energico, anche se a tratti può sembrare ripetitivo, trovo che è un disco onesto e che il suo lo faccia proprio bene. Insomma, indossate le vostre dancin' shoes ed entrate in pista. Voto 4/5





Kerbside Collection - Mind The Curb

Attraversiamo l'oceano ed atterriamo in Australia, a Brisbane per la precisione, casa dei "Kerbside Collection", band dedita al funk/jazz strumentale "old school", usciti il 24 Marzo con "Mind The Curb"per la label tedesca "Legere Recordings". Sound che rimanda ai Crusaders di Joe Sample, George Benson e Wes Montgomery, suonato bene, a volte può apparire un po' scolastico ma è la sensazione di un momento, svolgono il loro compito molto bene con buone speranze di miglioramento in futuro, anche se siamo già su buoni livelli. Del lotto il disco che preferisco.Voto 4/5



MopMop - Isle Of Magic

Chiudiamo questa rassegna con il  nuovo album dei MopMop, il quarto della band,  gruppo nostrano guidato dal produttore Andrea Benini. Di tutti i dischi presentati è forse quello che mi acchiappa meno: intendiamoci, è un buon prodotto, sonorità voodoojazz e latin in primis, ma non amando molto questi generi, diciamo che l'ho messo un po' da parte. Lo trovo ottimo come accompagnamento in una serata estiva, sarebbe perfetto per un afterhour o un dopocena ad alto tasso erotico, tra l'altro ha avuto ottime recensioni in Gran Bretagna e se vi piace il suono della marimba, è il disco che fa per voi.  Vediamo se tra un aperitivo e l'altro riesco a farmelo piacere. Da segnalare la partecipazione, come "special guest" di Fred Wesley, Anthony Joseph e Sara Sayed. Esce per la label  Agogo Records.  Voto 2,5/5



sabato 22 giugno 2013

LA NAVE DEI DANNATI


Ultimamente mi è capitato di riascoltare un disco di cui ricorre il quarantennale proprio questo anno. Il bel pezzo di vinile è "Ship Ahoy", licenziato dagli O'Jays per la Philadelphia International,   recentemente ristampato con l'aggiunta di tre brani: una bella versione live di "Put Your Hands Together" e le single version di "For The Love Of Money" e "Now That We Found Love", quest'ultima portato al successo dalla band giamaicana "Third World" nel 1978. "Ship Ahoy" va ad inscriversi nel filone del soul di protesta, che già con "What's Going On" di Marvin Gaye, "There's A Riot Goin' On" di Sly Stone e successivamente "There's No Place Like America Today" di Curtis Mayfield, diedero una bella scossa al movimento della musica soul, facendola uscire dall'innocenza del suono Motown. 

In questo caso già la copertina del disco ci fornisce un'indizio su quello che andremo ad ascoltare: vediamo infatti  l'oblò di un veliero con all'interno volti raffigurati come dei fantasmi; sono quelli di chi, donne, uomini e bambini strappati dalla terra madre, se ne andrà in catene a lavorare per i signori della nuova frontiera, "la terrà della libertà", solo che per loro resterà una bella parola senza significato per molto tempo. Lavoro e morte, questo è quello che trovarono.

L'album come detto è una produzione della Philadelphia International, le canzoni sono per la maggior parte composte dai produttori del disco, Gamble & Huff, la premiata ditta che inventò il Philly sound, con l'aggiunta in alcuni brani della penna di Bunny Sigler, Mc Fadden & Whitehead e Anthony Jackson. Forse è proprio grazie alle caratteristiche di questo sound che l'album, pur trattando tematiche "pesanti", risulterà un successo di vendite e di critica. Non è comunque il tipico disco "Philly" come lo conosciamo, anzi, tutto il lavoro è improntato con sonorità gospel sotto traccia che poi vanno a sublimarsi nella title track, dove da una intro che riproduce il rumore delle onde del mare, le urla e gli schiocchi di frusta all'interno del veliero, si passa al coro dei dannati e al racconto cantato del viaggio dall'Africa all'America attraverso l'atlantico,  nove minuti di canzone - chiamata e risposta - che sono forse il più bel racconto in musica di quella che fu la vergognosa tratta degli schiavi. 

Non solo di questo si parla nel disco: da una parte si affrontano tematiche quali l'avidità ed il materialismo, descritti nel secondo singolo tratto dall'album, "For The Love Of Money", pezzo funk duro e crudo che Rolling Stone ha definito "downright orgiastic". L'inquinamento del pianeta è narrato nel brano "The Air I Breath", ma il disco contiene anche messaggi di speranza: lo è "Put Your Hands Together", primo singolo tratto dall'album, una richiesta di fratellanza tra le persone, lo è in parte "Now That We Found Love", che parla della lotta per i diritti civili in America, una canzone metafora sui successi conseguiti dal movimento ma anche una mesta constatazione dei compromessi fatti per ottenere dei risultati.
Insomma, se qui parliamo di capolavoro è a ragion veduta e non come troppo spesso accade, una parola usata a sproposito. 
Fatevi un regalo, ascoltate questo disco.

 

lunedì 17 giugno 2013

SONO STATO NOMINATO !



Quando me lo hanno detto, ho fatto un salto di gioia. Questo blog è stato nominato insieme ad altri nove, al premio speciale "miglior blog personale" del premio "Targa Mei Musicletter - Indie Blog Award 2013". Prima di tutto ringrazio chi mi ha nominato e chi mi ha votato, e aldilà di tutto, questo per me rappresenta un riconoscimento non solo per questo blog, ma ad una passione che dura da quasi 40 anni: la passione per la musica. Grazie ancora.

EDIT: Voglio ringraziare Antonio "Tonyface" Baciocchi che sul suo blog ha invitato i lettori a mettere un "like" anche per "DoctorWu": beh, invito i miei amici e lettori di facebook a fare altrettanto, quando votate per me, date un voto anche al blog di Tonyface.


 

venerdì 14 giugno 2013

VOCI E FANTASMINI


Cos'è che mi spinge a parlare dei Quadron, duo danese che hanno licenziato da poco il loro secondo disco "Avalanche" ? La loro collaborazione con il "mostro" Leon Ware ? La loro presenza nella colonna sonora de "Il Grande Gatsby" di Baz Luhrman ? La bravura e la bellezza della cantante Coco O ?
Che poi questo album è più da incasellare nel "pop di classe" che non nel soul tout court, ma vi giuro che quando ho ascoltato per la prima volta "LFT", il brano che apre l'album, mi si sono schiuse meraviglie del passato che avevo dimenticato o quasi....se vi dico che ho ritrovato lo spirito del Michael Jackson periodo "Off The Wall" con Quincy Jones dietro la consolle mi credete, o forse pensate che il vostro umile blogger da un po' di tempo in qua vede dei fantasmi e senta delle voci ?

 

giovedì 6 giugno 2013

IL RITORNO DELL'ELEFANTINO


Ritornano tra di noi, dopo un'assenza discografica durata sei anni, il gruppo cardine del movimento acid   jazz dei '90, i superbi The Brand New Heavies. "Forward" è il loro nuovo album e vede un'altro ritorno, quello della più apprezzata vocalist della storia della band, 'NDea Davenport ed una new entry, la cantante Dawn Joseph. Diciamo subito che questo album ci regala degli "Heavies" in versione danzereccia e forse è il loro lavoro più immediato, uno sguardo lucido verso il passato, all'epoca d'oro della disco/funk, Brothers Johnson, gli EW&F e il lato più soul-pop di Quincy Jones i riferimenti più espliciti, ma se dischi del genere possono incorrere nell'accusa di essere delle operazioni "furbesche", vedi il disco dei Daft Punk (ok, ho letto che la chiave di "Random Access Memory" è quella dell'ascolto musicale fatto ai giorni nostri, cioè quello di uno sterminato archivio della memoria ritrovato in strumenti quali "Spotify" e software simili...un toboga di stili e generi presi a caso, per me un modo di giustificare un disco fatto alla pene di segugio) basta conoscere la storia della band per capire che non di furbesca opera si tratta ma di un omaggio sincero alla dance più ballata e amata.
Personalmente amo la band nella loro versione più funk e grezza ma di questi tempi mi vanno bene anche così; altra cosa ballare su questi suoni che non (non me ne vogliano i più "ggiovani) la techno più esasperata. Il singolo estratto dall'album, di cui ne è stato tratto un video girato a Trinidad (certo fa una bella rabbia pensando agli acquazzoni quotidiani che ci tocca subire di questi tempi) è "Sunlight", mentre il mio brano preferito del disco è "On the One", questo si un vero e sentito omaggio alla musica che girava intorno agli Chic, senza essere per questo una semplice copia carbone. Suonato da Dio, ma chi li conosce sa bene che non può che essere così, "Forward" è il disco che avevo voglia e il piacere  di ascoltare adesso.