L'etichetta scozzese "Athens of The North", dopo aver pubblicato la ristampa dell'album omonimo di Bobby Boyd uscito originariamente nel 1976 tramite un'etichetta utilizzata per frodi fiscali piuttosto che per una vera passione per la musica, ha recentemente rilasciato un nuovo disco di inediti del talentuoso cantante e sassofonista americano. La vicenda di Boyd si intreccia con quella di molti altri oscuri artisti della scena black americana degli anni '70.
Dopo aver completato gli studi ad Augusta, Boyd inizia il suo percorso negli anni '60, debuttando con il singolo "My Type Of Dancin'" su Veep Records nel 1965, seguito dalle note innovative di "Whatcha 'Gonna Do About It" pubblicato su Bang Records nel 1968. Nel 1970, Boyd forma il "Bobby Boyd Congress" e decide di trasferirsi a Parigi, percependo la saturazione della scena funk americana. La band pubblica un album e un singolo su etichette come Okapi Records e Disc-AZ tra il 1971 e il 1972. Dopo il soggiorno parigino, Boyd ritorna a New York, intraprendendo una carriera solista. L'incontro fortuito con Jimmy Boyd, mentore di George Benson, segna un nuovo capitolo. Benson guida la produzione dell'album omonimo del 1976 su Tiger Lily, come accennato all'inizio del post. Nel frattempo, Boyd, collaborando con Ralph MacDonald, Roberta Flack e Anthony Jackson, plasma la sua narrazione musicale.
Nel recente album di inediti, emergono le potenzialità inespresse di Boyd, con brani di soul mellifluo sapientemente fusi con elementi jazz, nulla di rivoluzionario, ma in tempi modesti, riscoprire questi pezzi oscuri e dimenticati è un toccasana per l'anima. Bobby Boyd continua a suonare e cantare ancora oggi; se vi trovate a New York, potreste trovarlo a esibirsi in qualche jazz club della città.