giovedì 25 giugno 2015
TARGA MEI MUSICLETTER 2015 MIGLIOR BLOG PERSONALE
"DoctorWu" è stato nominato (insieme ad altri nove blog) come candidato alla vittoria finale del Targa Mei MUSICLETTER.IT 2015 nella categoria miglior blog personale.
Vi invito a votare ancora, avete tempo fino al 5 Settembre.
Questo il link per votare: https://www.facebook.com/musicletter.it/posts/10153486860843436
Votate, votate, votate !!
lunedì 22 giugno 2015
COMING HOME - LEON BRIDGES
Andate in chiesa ?
Pensate mai al mistero della fede e della resurrezione ?
Credete in Dio oppure no ?
Se pensate che adesso attaccherò un pippone sulla religione non preoccupatevi, qui si parla di un altro tipo di fede
Per esempio, se qualche anno fa foste capitati a Fort Worth per caso e aveste deciso di entrare nella chiesa battista della città, potreste aver avuto la fortuna di imbattervi in Leon Bridges proprio mentre cantava le lodi al Signore. In quel momento, anche i più incrollabili tra voi, atei e scettici, avrebbero sentito vacillare la loro incredulità. Sarebbero sorti dubbi, ma forse avreste pensato alla resurrezione, non quella di Cristo, ma di Sam Cooke e del giovane Marvin Gaye. Un vero miracolo, direi! Niente a che vedere con quei monsignori da noi che citano Emma e Marco Mengoni nelle loro prediche. No, qui stiamo parlando di voci e cuori che ci sono stati tramandati attraverso le generazioni.
Per fortuna, Leon Bridges ha portato il suo talento in forma di disco con "Coming Home". Anche se apparentemente potrebbe sembrare un esercizio di retro soul fine a se stesso, le parole e le melodie di Bridges portano avanti la tradizione della vera musica dell'anima. Leon Bridges ha compreso che era suo dovere purificare le anime degli ascoltatori dalla spazzatura sonora che le radio e la televisione ci impongono ogni giorno. Grazie a un disco di poco più di mezz'ora, che sembra essere cristallizzato nel tempo, precisamente nel 1963, anno di nascita di sua madre, possiamo essere purificati da tutta quella "munnezza" e nutrirci della musica immateriale che alimenta l'anima.
Abbiamo menzionato Sam Cooke e Marvin Gaye, e con loro compare anche il primo Smokey Robinson tra le note. Sono come tre angeli che, senza dimenticare che l'uomo è fatto di carne e ossa, accompagnano Leon Bridges con una band psichedelica texana, i White Denim. Ci ricordano che, oltre allo spirito, il corpo ha bisogno di cibo tangibile, pane e vino.
Leon Bridges ha stile, si veste come le generazioni precedenti negli anni '60. Non ha dimenticato generi musicali dimenticati come il doo-wop. Leon Bridges è un'anima analogica, e che James Brown lo abbia in gloria!
Ho visto la luce !
Allelujah !
venerdì 5 giugno 2015
KALEIDOSCOPE WORLD - SWING OUT SISTER
Quando "Kaleidoscope World" venne pubblicato, gli Swing Out Sister erano probabilmente consapevoli di non poter replicare il successo globale di "It's Better To Travel". Sicuramente non avrebbero mai immaginato che presto avrebbero rivitalizzato un certo tipo di pop che negli anni '80 era stato ingiustamente trascurato. Certi suoni e certi artisti, come Burt Bacharach e Morricone, Jimmy Webb e Dusty Springfield, sarebbero tornati alla ribalta nel decennio successivo, grazie anche ad altre band inglesi come Stereolab o Belle and Sebastian. In tutta onestà, il merito di questo ritorno va principalmente a Corinne Drewery e Andy Connell, i primi a credere in questa rinascita e a imparare le lezioni dai maestri della melodia.
Ricordo di aver acquistato l'album dopo aver ascoltato il singolo "You On My Mind", fortunatamente diverso dal bellissimo "Surrender" dell'album precedente. Ma questo era solo l'inizio. Già dalla seconda traccia, la memorabile "Where In The World", è come se si stesse aprendo un mondo che era stato riposto in soffitta per troppo tempo. Ma facciamo un passo indietro. Gli Swing Out Sister, avevano conosciuto il successo globale con "It's Better To Travel". All'epoca erano un trio, che includeva il batterista Martin Jackson. Jackson aveva lasciato la band durante le registrazioni di "Kaleidoscope World" per unirsi ai Magazine. Il tastierista Andy Connell, proveniente dai A Certain Ratio, e Corinne Drewery, una affascinante designer di moda e modella, erano gli altri membri del gruppo. Sorprendentemente, Corinne aveva pochissima esperienza musicale, tranne per un provino come cantante per la band dei Working Week.
Se il loro primo album era un mix di pop elettronico con un pizzico di jazz, "Kaleidoscope World" rappresenta il trionfo di un pop in bianco e nero, che richiama il jet set degli anni '60, i film di Claude Lelouch e Audrey Hepburn. La maggior parte delle canzoni sull'album rinunciano ai suoni sintetizzati che stavano spopolando all'epoca, optando invece per un'abbondante presenza di orchestre e fiati. Questa combinazione, insieme alla voce di Corinne, ci trasporta indietro nel tempo e ha aperto la strada a coloro che avrebbero adottato lo stile di vita retro.
Ma torniamo a "Where In The World". Posta come seconda traccia del lato A, è una canzone senza tempo e diventerà un punto di riferimento per la band. È un fiume di melodia, impreziosito dalla chitarra di Vini Reilly (qualcuno si ricorda dei Durutti Column?). La coda del brano è sorprendente, quasi come un inserto che, partendo da un assolo di chitarra spagnola, si sviluppa come una colonna sonora immaginaria. Può sembrare scollegato dal contesto, ma è una degna chiusura, suggerendo la direzione futura degli SOS.
Un elemento comune con i maestri del genere è la presenza di Jimmy Webb agli arrangiamenti di "Precious Word" e "Forever Blue", altre due canzoni eccezionali. In "Heart For Hire", il mondo di Burt Bacharach domina la scena. "Tainted" e "Waiting Game" possono sembrare leggermente fuori posto, quasi un omaggio alle stazioni radio FM dell'epoca, ma è solo un momento di deviazione. Con "Masquerade" e "Between Stranger" si torna sulla strada giusta. Il gran finale è dato da due strumentali, "The Kaleidoscope Affair" e "Coney Island Man", dove viene omaggiata l'arte di Ennio Morricone. Il cerchio si chiude con la copertina dell'album, in perfetto stile glamour retrò, sia nell'immagine di Andy e Corinne che nel logo dell'etichetta discografica, la "Fontana", ripescato dall'aspetto degli anni '60.
La musica potrebbe sembrare leggera, ma è ricca di sostanza. Se qualcuno vi dice che va bene per i cocktail, offrite loro un Vodka Martini, forse capiranno.
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