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Visualizzazione dei post da febbraio, 2010

VALERIE CARTER: WILD CHILD, 1978

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Negli anni '70 quando fortunatamente non esisteva ancora Mtv e uno i dischi se li doveva andare a cercare, i più fortunati riuscivano ad entrare in possesso di vinili come questo, provocando sensazione goduriose e cosa più importante salvando tanti di noi dalla fuffa che di li a poco prenderà il sopravvento nelle radio e nelle televisioni. Secondo album della ragazza dopo "Just a stone throw away" del 1977 si distingue da questo per sonorità più orientate ad un pop lussuoso e suonato dai campioni delle sale d'incisione di L.A. e dintorni. Steve Lukhater, Ray Parker Jr., Victor Feldman e Jeff Porcaro alcuni dei musicisti che hanno collaborato con la consueta bravura al disco, per comporre un mosaico di brani per metà originali e metà pezzi d'autore. Canzoni trattate in maniera magistrale da Valerie, che grazie alla solita miopia di discografici e dj's vari sono conosciute dai soliti carbonari che riascolteranno un nuovo disco di Valerie Carter soltanto nel 1996...

PLAY MISTY FOR ME: NEARSIGHTED

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Rupert Holmes, su cui torneremo presto con un altro post, ha composto questa ballad nel 1979 per il suo album "Partners in Crime". Questa come le altre canzoni del disco, ci parla con tenerezza della complessità del rapporto uomo-donna e usa la miopia per descrivere i piccoli dettagli di una storia d'amore. Due minuti e cinquanta di melodia sublime.

MARC JORDAN: BLUE DESERT, 1979

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Cantautore canadese ma di origine statunitense essendo nato a Brooklyn, Marc Jordan ha definito con i suoi primi tre album quello che sarà poi il pop californiano degli anni a venire. Qui ci occupiamo del suo secondo disco, realizzato nel 1979 e prodotto da Jay Gradon, disco che pur essendo più orecchiabile del precedente non ottenne il successo sperato presso il pubblico. Il risultato è comunque un album con canzoni splendide, arrangiate e suonate come dio comanda, fatte di progressioni armoniche sempre più sofisticate e di assoli rubati al jazz. "Generalities" e "Lost in the hurrah" un gradino sopra le altre, ma è come scegliere tra un Sassicaia ed un Brunello di Montalcino. Un disco che una volta ancora rimarca come i veri rivoluzionari della musica leggera siano stati questi artisti e non i soliti strimpellatori da tre accordi.

PLAY MISTY FOR ME: BALLAD NELLA NOTTE - SLOW FADE

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Prendendo in prestito il titolo di un bel film con protagonista Clint Eastwood, inizio questo minispeciale sulle ballad proposte dagli artisti della west coast, che avrà cadenza settimanale, tra Sabato e Domenica a mezzanotte in punto. Quale ora migliore per ascoltare queste gemme che soltanto con questo genere musicale trovano la loro sublimazione. Canzoni da ascoltarsi in solitudine, per ricordare, per pensare, con quel particolare tipo di mood che non trova parole nella nostra lingua ma che i brasiliani hanno saputo sintetizzare bene con "saudade". Partiamo ancora con il grande Bill LaBounty e la sua struggente "Slow Fade". Buon Ascolto.

THE JOE CHEMAY BAND-THE RIPER THE FINER, 1981

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Ancora un album di un'artista sconosciuto ai più. Joe Chemay ha lavorato come produttore e vocalist in tanti dischi di west-coast ma ha licenziato soltanto un album a suo nome, disco che è quasi impressionante nella qualità costante dei suoi brani. Soul, pop, fusion, queste le coordinate che compongono il mosaico di queste canzoni tutte composte dal medesimo ad eccezione di "Love is a crazy feeling" di Davey Johnstone e la splendida "Proud" scritta da Andrew Woolfolk degli Earth Wind & Fire. Quindi un'altra rarità proposta dal vostro dottore, anche se la ristampa in cd dovrebbe essere reperibile facilmente. Produttori: Joe Chemay and John Guess Musicisti: Drums: P. Leim Guitars: Joe Chemay, B. Walker Bass: Joe Chemay Piano and Synthesizes: John Hobbs Organ: M. Meros Percussion: P. Leim, Louis Conte Background Vocals: Maxine & Julia Waters

BILL LABOUNTY, 1982

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Bill LaBounty arriva a scrivere questo capolavoro della west-coast pop dopo tre ottimi dischi, affermandosi come uno dei più sensibili cantori del genere. Autore dalla scrittura sopraffina, i suoi brani sono eleganti canzoni sullo stato delle cose della vita sentimentale senza però avere quella melensaggine che contraddistingue la maggior parte di queste. Il disco si apre con "Livin' it up", brano "perfetto" di quel che è il pop californiano al suo meglio, inizia con un'introduzione di accordi suonati dal Rhodes, tastiera regina di tutta la produzione del genere, contrappuntata da un piano acustico e prosegue con le parole di Bill sulla condizione classica del sedotto e abbandonato che cerca in tutti i modi di rialzarsi. Altro brano che spicca nella raccolta è "Look who's lonely now" già coverizzato da Randy Crawford, ma anche gli altri motivi sono altrettanto belli, grazie anche a dei session-man che hanno qui suonato al loro meglio. Insomma u...