Il Lungo Addio: Dwight Twilley (1951-2023)

In memoria di Dwight Twilley (1951-2023)

Ti ricordi del power pop? Era come quel parente eccentrico che tutti conoscevamo ma che nessuno voleva portare alla festa di famiglia. Questo genere musicale, con il suo mix di melodie orecchiabili e un atteggiamento ribelle, rimase confinato nell'oscurità dell'underground musicale per decenni, e c'era una ragione precisa per questo.

Innanzitutto, il power pop era una sorta di outcast musicale. Mentre il pop mainstream dominava le onde radio e la new wave e il metal si contendevano il trono, il povero power pop era relegato ai locali poco frequentati e alle soffitte polverose dei collezionisti di vinili. Quando sembrava che dovesse spiccare il volo tutto ad un tratto fu come se il mondo della musica lo avesse bandito, con un cartello "Vietato l'ingresso" appeso all'ingresso delle classifiche. Poi c'era il problema dell'innovazione (o della mancanza di essa). Il power pop sembrava essere rimasto bloccato negli anni '60 come una capsula del tempo musicale. Mentre il resto del mondo musicale si evolveva, questo genere sembrava essere fermo al palo, come un ex campione che non riusciva più a tenere il passo con le nuove leve.

E che dire dell'etichettatura? Il power pop è stato sempre etichettato come "retrò", e chi voleva ascoltare musica vecchia quando c'era così tanto clamore per il nuovo e l'avanguardia? E così, questo genere rimase confinato in un angolo buio del negozio di dischi, polveroso e trascurato. Ma non fraintendetemi, il power pop aveva il suo fascino. Era come quel piccolo negozio di dischi indipendente che vendeva vinili usati e che era gestito da un tipo con la barba e gli occhiali da vista. Era una piccola nicchia per i nostalgici, i romantici e coloro che volevano un po' di luce nel buio del mainstream.

Il power pop poteva non essere destinato al successo di massa o alle classifiche di vendita, ma questo non lo rendeva meno degno di essere ascoltato. Era come una piccola rivoluzione musicale nascosta nell'angolo più remoto di una libreria di dischi polverosa. Quindi, se eravate stufi della musica senza anima del pop mainstream, davate una possibilità al power pop. Era strano, era retrò, ma aveva un'anima che valeva la pena di scoprire, anche se il mondo non sembrava prenderne atto.

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