SMILE - JUDY ANTON


Avviso: Questo post è dedicato agli appassionati dei sentieri del Yacht Rock, con un grado di devozione quasi patologico. Chi ama questo genere capirà il percorso che sto percorrendo, mentre gli altri potrebbero comunque trovarlo interessante, chissà.

Il personaggio principale è una ragazza americana di nome Judy Anton, che all'età di tredici anni si trasferisce in Giappone con suo padre per motivi di lavoro. Rimane lì per diversi anni e si appassiona così tanto alla musica da registrare due album, pubblicati solo per il mercato giapponese. Uno di questi è "Sunshowers In My Eyes" nel 1979, mentre il focus di oggi è sul secondo, "Smile," pubblicato solo un anno dopo.

L'album contiene otto brani e dura poco più di mezz'ora. Quattro di questi sono cantati in giapponese, il che riflette l'ambiente musicale in cui Judy lavorava, così come il produttore Makoto Matsushita.

Mi permetto una piccola digressione qui: ricordate quanto il sax fosse di moda nella musica pop degli anni '80 e quanto sia caduto in disuso da allora? Beh, per voi fanatici della musica d'annata e del sassofono, questo album è un vero piacere. Inizia con "Living in the City," un brano fantastico in cui Takeshi Itoh suona il sax con grande virtuosismo. Il sax e altri strumenti contribuiscono a creare un sottofondo sonoro che è il culmine delle produzioni mellow-yacht rock dell'epoca.

Judy Anton dimostra la sua abilità nel reinterpretare "The River Must Flow," un capolavoro già reso celebre da Gino Vannelli. Sebbene non raggiunga le vette di Vannelli, riesce comunque a trasmettere delle emozioni. L'album procede con delle ballate, talvolta con sfumature jazzate, ideali per concludere una serata in completo relax. Non cade mai nel banale, e a tratti ricorda l'omonimo album di Amy Holland, uscito anch'esso nel 1980, un'altra gemma di quel periodo.

È inutile dire che Judy Anton è scomparsa dalla scena musicale, e il suo album è diventato presto un oggetto ultra raro, un vero tesoro per noi appassionati dello Yacht Rock. Ringraziamo il potere della rete che ci consente di riscoprire queste piccole gemme.


Commenti

Post più popolari