NOVITA' - MARK RONSON - UPTOWN SPECIAL


A Marc Ronson sono grato per due cose: la prima è stata quella di essere stato il produttore di "Back to Black" di Amy Winehouse, la seconda, forse più importante dell'altra, è quella di avermi fatto digerire una canzone di Bruno Mars. "Uptown Funk", appunto, è il tormentone che da due mesi a questa parte sta spopolando nelle classifiche di mezzo mondo, sorta di bignamino Princian-Michaeljacksiano, (scusate il pessimo neologismo), tratto dall'ultimo album del produttore inglese "Uptown Special", di cui andremo a parlare. Se per il lavoro di D'Angelo e The Vanguard abbiamo parlato di una sorta di evoluzione della musica soul prendendo spunto da quello che c'è stato nel passato, questo album invece ne rappresenta l'antitesi. Qui infatti è il revival del genere, ma non solo di questo come vedremo, la cifra che lo rappresenta, soul ri-elaborato in chiave pop per scalare le classifiche e da quel che ho potuto ascoltare direi che il compito è stato svolto egregiamente.
La partenza è affidata all'armonica e alla voce di Stevie Wonder, con l'intro al disco "Uptown First Finale", per poi entrare in territorio blue eyed soul con "Summer Breaking" cantata da Kevin Parker, uno dei brani più belli del disco. Il funk alla James Brown è invece appannaggio di Mystikal voce portante di "Feel Right" che lascia il posto alla già citata "Uptown Funk", se poi volevate una conferma dei gusti "retrò" di Ronson con "I Can't Lose" siamo dentro al soul sintetico degli anni 80, mentre "Daffodils" con la partecipazione di Kevin Parker dei Tame Impala è soul funk di razza che riporta alla mente quei disco club più simili ad un tugurio, dove improvvisati Tony Manero dettavano lo stile del momento. Si va avanti così per tutto il disco, tra rimandi al soul dei tempi che furono, "Crack In The Pearl" sviluppo dell'intro con Stevie Wonder a "In Case Of Fire" il cui attacco ha più di una similitudine con "The Way You Make Me Feel" di Michael Jackson e ne segue le orme. La sorpresa arriva invece da "Heavy and Rolling" dove il basso, in particolare nella nota accentata, riporta alla mente quella "Lowdown" di Boz Scaggs manifesto del suono westcoast pop, ma tutto l'andamento della canzone è un omaggio neanche troppo velato a quella scena; come avrete capito è il brano che preferisco di tutto l'album, il quale va preso per quello che è: un riuscitissimo esempio di musica pop di ispirazione soul, fresco e adatto alla bisogna per chi della musica black ne è totalmente a digiuno.

 

Commenti

  1. che discone "back to black" li il lavoro di ronson è geniale. Conosco meno le sue ultime produzioni, mi aggiornerò, grazie per la dritta

    RispondiElimina
  2. Ronson lo trovo uno bel personaggio che sa abbinare la qualità con il prodotto commerciale creato per vendere, anche a gente a cui puoi far ingoiare di tutto. Questo disco suona "fresco", e si ascolta bene.
    Ciao

    RispondiElimina

Posta un commento

Scrivete quello che vi pare, ma lasciate un nome.
Ogni commento offensivo sarà eliminato.

Post più popolari