LOST AND FOUND: DON BROWN - I CAN'T SAY NO


Come costruire un post quando del personaggio che vuoi recensire non esiste alcuna voce su wikipedia, non esiste niente di lui nemmeno sui libri specializzati del genere, le riviste dell'epoca non se lo sono filato e sei venuto a sapere solo per caso che è di Seattle? Intanto si può parlare della copertina del disco oggetto della recensione; ma anche essa non da adito a voli pindarici. Il soggetto ritratto colà non stimola la fantasia, sembra il ritratto di un tuo cugino che abita in un luogo remoto e che vai a trovare o quando muore qualche parente, o per qualche matrimonio. con lo scatto preso in un momento di tedio generale. Se però ci fermassimo all'apparenza e a queste frasi scontate ci perderemmo un disco davvero sconosciuto uscito nel 1977, ma che merita un ascolto convinto e nasconde più di una sorpresa. Se Don Brown avesse avuto almeno un dieci per cento del sex appeal che aveva Gino Vannelli magari adesso qualcuno si sarebbe ricordato di lui; si perché l'ambito in cui si muove il disco è quel genere jazz non jazz, pop sofisticato incrociato con il genere più nobile, cosa di cui il Vannelli era un maestro. Va detto subito, a scanso di equivoci che in "I can't Say No" non si raggiungono quelle vette, e solo a tratti lo ricorda. Per amor di precisione diciamo che Don Brown fa riaffiorare alla mente, sia come voce che come mood un'altro eroe del jazz-pop, quel Nick Decaro autore di uno dei dischi più belli del genere: "Italian Graffiti" di tre anni precedente.
Dietro quell'aria da bonaccione Don Brown aveva ben compreso la lezione dei maestri del genere e la dimostrazione è tutta in questo disco, che lontano da uno scopiazzamento sterile dimostra invece molta personalità, con al vertice il terzo brano dell'album: "Hug On A Thrill" è un concentrato di groove in una cornice pigra e indolente, come trovarsi tra amici già sbronzi su di una spiaggia al tramonto. Riuscita anche la cover di "Over The Rainbow", molto bella, si prosegue poi con canzoni che anche quando sono incasellate in una forma ben precisa, hanno quella zampata fatta di bridge strumentali e di quei piccoli particolari sonori (uno strumento, un cambio di tonalità e di ritmo anche solo per poche battute, l'uso della voce e dei cori) che soltanto questo genere ha il potere di evocare e ne sono il tratto distintivo.
Il disco lo potete ascoltare su Spotify e acquistare in Cd su HMV Japan.

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