IL RITORNO DI JANELLE


Un'orchestra in stile morriconiano ci invita ad entrare nel mondo delle meraviglie del nuovo disco di Janelle Monáe, "The Electric Lady", seconda prova dell'artista afroamericana, dopo i fasti dell'acclamato "The Archandroid". Diciamo subito che il nuovo lavoro risulta essere più diretto rispetto al precedente, se lá avevamo un caleidoscopio di stili musicali molto diversi tra di loro,in questo le canzoni risultano più lineari all'ascolto, anche se non c'è un genere a prevalere sugli altri. Si inizia con un brano che da solo vale l'acquisto del disco: "Givin' em what they love" si avvale della collaborazione di un Prince in grande spolvero, come non sentivamo da tempo. Funk rock urbano della miglior specie, con la chitarra solista a spaccare in due il brano. Si prosegue con un'altra grande canzone e con un'altra collaborazione eccellente: "Q.U.E.E.N.", cantata insieme ad Erika Badu ci porta nei territori funk alla Parliament. Il disco però prende il volo con "Dance Apocalyptic", geniale e divertente dance song, seguita da un repentino cambio di sonoritá: "Look into my eyes" è puro sound cinematico, con echi di paesi esotici, poi una breve suite strumentale ci introduce alla più bella ballata soul dell'album: "It's code", canzone che ricorda le cose migliori degli Swing Out Sister (ebbene si! ) e mentre ancora siamo a godere del brano ecco arrivare l'omaggio di Janelle a Stevie Wonder con "Ghetto Woman", synth e basso in primo piano così come lo avrebbe inteso Stevie nostro. Si va avanti con altri brani che hanno nel pop non plastificato la loro ragione d'essere, spicca "Sally Ride" canzone che ricorda la prima donna americana nello spazio,  fino ad arrivare a "Dorothy Dandridge Eyes", canzone dedicata alla prima attrice afroamericana che abbia mai avuto una candidatura ai premi Oscar; questa volta è la divina Esperanza Spalding a prestare la propria bravura al servizio di Janelle. Non pensiate però che l'album sia un mero esercizio di stile: Janelle ha lavorato di fino anche sui testi, nel suo essere è anche un album ben connotato politicamente, sui diritti troppo spesso negati alla nazione afroamericana, e sul sessismo.  Un disco doppio, come usava una volta e venti canzoni che vi si attaccheranno addosso e vi consumeranno nella loro semplice bellezza fino alle barbe.


Commenti

  1. Letto il post ( apoteosi nel finale con "vi consumeranno fino alle barbe".....,ma che significa???) avrei voluto subito cercare il disco per ascoltarlo tutto d'un fiato. ho proceduto con quello che hai postato.
    Mah. Sono un po' perplessa. Il primo brano lo trovo gradevole e divertente. Mi ricorda tantissimo le Bananarama...ma non so quanto questo paragone possa suonare lusinghiero alle tue orecchie.
    Il secondo mi ha lasciato li come mi ha trovata.
    Posso dire che, per quello che ho ascoltato io, mi sembra un filino.sopravvalutata, la pulzellla?

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    1. Vi consumeranno fino alle barbe: in slang fiorentino di quartiere era una frase che veniva usata in riferimento a signorine esperte nell'arte amatoria: "quella lì la ti consuma nelle barbe", ovvero "se vai con quella occhio, che ti spompa bene bene". Sulle Bananarama glisso, l'album ha bisogno di più ascolti per coglierne l'essenza.

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    2. Ah ah ....il commento era riferito a quanto ascoltato.Ma farò i compiti a casa e mi ascolterò con calma il tutto. Ti saprò dire..

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  2. Il singolo con Erika Badu lo sto ascoltando da parecchio, il nuovo singolo è decisamente più accessibile, commerciale direi di no, perchè basta ascoltare la pop dance attuale per capire che cosa è mainstream oggi.
    Lo scaricherò a breve. Temo che rimarrà un prodotto di nicchia nonostante le potenzialità del personaggio.
    Spero di sbagliarmi

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    1. Temo che avrai ragione, credo anche io che rimarrà un prodotto di nicchia.

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  3. non era facile dare un seguito a un gran disco come il suo esordio, ma janelle ce l'ha fatta e non ha deluso.
    tanta roba!

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    1. Tanta roba si, il primo è inarrivabile e forse irripetibile, anche questo però non scherza.

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