DONNY HATHAWAY E ROBERTA FLACK: THE CLOSER I GET TO YOU, 1979

photo via Tarkus

Questa potrebbe essere la storia di un uomo che con la sua musica e la sua voce ha messo una parola definitiva su come intendere la soul music. Non voglio però fare qui una biografia dell'artista, ma parlerò soltanto delle emozioni che mi da tutte le volte che incrocio la sua opera. Donny Hathaway in soli tre dischi solisti ed uno realizzato insieme a Roberta Flack, ha lasciato un'impronta indelebile nel mondo della musica, non soltanto nel soul ed affini. Si può dire che ha completato quello che Stevie Wonder prima e Marvin Gaye poi avevano iniziato, ovvero una musica che partendo da storie perlopiù sentimentali sono via via diventate canzoni che hanno descritto senza mediazioni di sorta la condizione sociale dei neri americani e la successiva presa di coscienza nella lotta per i diritti civili nell'America a cavallo delle presidenze Johnson e Nixon. Hathaway era tutto questo ma anche di più. Ascoltate come un brano strumentale qual'è "The Ghetto" con il suo andamento funky e intriso degli umori di strada di tanti quartieri "bassi" delle metropoli americane, sia diventato un inno che vale più di cento discorsi. Ascoltate l'uso innovativo che fece del piano fender rhodes, ascoltate quelle canzoni che sono ancora oggi una primaria fonte d'ispirazione per gli artisti che operano in ambito soul, come i tributi che cantanti come Amy Winehouse, Laureen Hill e Alicia Keys gli hanno dedicato. Ascoltate i duetti insieme alla sua amica Roberta Flack, vi ripagheranno di tanti obbrobri musicali fatti in nome di un sentimentalismo che sfocia il più delle volte in ruffianeria e manierismo.
Purtroppo, come troppo spesso accade nella vita di talentuosi musicisti, Donny è stato sconfitto dai fantasmi che hanno accompagnato la sua breve esistenza. Fantasmi in forma di depressione, schizofrenia paranoica, allucinazioni nelle quali sosteneva che i bianchi rubavano la sua musica con dei macchinari collegati al suo cervello.
Donny Hathaway ci ha lasciato un giorno di Gennaio del 1979, a trentatré anni, precipitando dal quindicesimo piano dell'Essex House, albergo situato in quel di Manhattan. C'è chi parlò di suicidio, chi disse di un disgraziato incidente o forse fu un'ultimo disperato tentativo per essere finalmente libero.
Remake del post già apparso su Call of the West del 29-10-2010.

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